Proposta del Parlamento per rispettare il trattato di Lisbona a partire dalle prossime elezioni
Berlino passerà da 99 rappresentanti a 96, nuovo tetto massimo. Per l’Italia restano 73
Alle elezioni del 2014 per il Parlamento Europeo dovranno essere eletti 751 membri, non uno di più. La sforbiciata al numero di eurodeputati, imposta dal Trattato di Lisbona, è da tempo cosa nota. Il nodo da risolvere è a quali Paesi toccherà perdere quegli eurodeputati che permetteranno di rispettare il nuovo tetto?
Oggi la Commissione Affari Costituzionali ha avanzato una prima proposta su come ripartire i tagli: “Nessuno guadagna seggi, nessuno ne perde più di uno”. Questo il principio su cui si è deciso di lavorare per evitare “ricollocazioni traumatiche, come perdite pesanti per gli Stati membri di dimensioni medie e piccole, o grossi incrementi per quelli grandi” hanno spiegato gli europarlamentari responsabili del provvedimento Roberto Gualtieri (S&D) e Rafał Trzaskowski (Ppe). Secondo i due questa proposta è anche quella che ha “la maggiore probabilità di trovare una maggioranza all’interno del Parlamento e l’unanimità in seno al Consiglio europeo”.
Attualmente a rappresentare i circa 500 milioni di cittadini europei ci sono 754 eurodeputati dei 27 Paesi. A complicare i conteggi c’è però la Croazia, che con il suo ingresso nell’Ue, previsto per luglio 2013, farà provvisoriamente lievitare il numero complessivo a ben 766. A conti fatti, per arrivare al numero massimo di 751 rappresentanti, i seggi da tagliare sono 15.
La proposta della Commissione parlamentare prevede che 12 Stati membri perdano ciascuna un rappresentante. Si tratterebbe di: Romania, Grecia, Belgio, Portogallo, Repubblica Ceca, Ungheria, Austria, Bulgaria, Irlanda, Croazia, Lituania e Lettonia. Gli ultimi tre seggi da tagliare sono quelli della Germania, che con gli attuali 99 eurodeputati, sfora di tre poltrone il tetto massimo per ciascun Paese, fissato dal Trattato di Lisbona appunto a 96 seggi.
Malta, Lussemburgo, Cipro ed Estonia, in base alla proposta, continuerebbero ad avere ciascuna sei seggi (il minimo previsto dal Trattato), mentre nessuno Stato membro, incrementerebbe il numero dei suoi rappresentanti.
In base alla proposta l’Italia continuerebbe ad avere 73 rappresentanti, così come la Gran Bretagna. Un equilibrio per cui, all’epoca dell’approvazione del Trattato di Lisbona, il governo italiano, presieduto da Berlusconi, aveva duramente combattuto. Una proposta intendeva ridurre i seggi del ridistribuendoli sulla base della popolazione residente anziché sui cittadini, decisione che avrebbe determinato la perdita della parità tra deputati italiani, francesi e britannici. Una soluzione di compromesso si raggiunse con l’attribuzione di un seggio in più all’Italia, che così arrivò ad avere lo stesso numero di deputati del Regno Unito, portando il numero complessivo dei parlamentari europei a 751, ovvero 750 più il Presidente, anche se all’epoca si disse: “750 più l’italiano”. Si tratta, per il momento, soltanto di una proposta che sarà sottoposta ai capi di Stato e di Governo nel Consiglio europeo,che dovrà poi decidere con un voto unanime.
Letizia Pascale