Il consiglio Esteri prende posizione a sostegno anche del buddismo, preso di mira da Pechino
Oggi un altro monaco tibetano (il sesto dall’inizio dell’anno) si è dato fuoco
L’Unione europea dalla parte dei diritti fondamentali e, in particolare, per la libertà di culto. Un impegno non nuovo, quello dell’Ue, e ribadito una volta di più in occasione della riunione del consiglio Esteri, che si è espresso a a favore della libertà di culto. Una politica delle intenzioni che rischia però di scontrarsi con la realpolitik, e che anzi contro di essa si scontrerà inevitabilmente. L’Ue – recita il documento conclusivo sui diritti umani – “continuerà a presentare risoluzioni sulla libertà di culto o di pensiero religioso presso le Nazioni Unite”. Peccato che all’Onu sieda anche la Cina, paese con diritto di veto in Consiglio di sicurezza, e alle prese con la questione tibetana.
Non è un mistero che la le autorità di Pechino conducano da sempre politiche discriminatorie e repressive nei confronti dei tibetani, della loro cultura e – quindi – anche della loro religione (il buddismo). Nel giorno in cui i ministri degli Esteri dei ventisette rinnovano l’impegno europeo per il rispetto di tutti i diritti fondamentali tra cui quello della libertà di culto, dal Tibet giunge la notizia di un uomo che si è arso vivo per protestare contro l’occupazione cinese del Tibet. E’ stato calcolato che quella di oggi sia già la sesta persona a immolarsi per la causa tibetana dall’inizio dell’anno, per un’ormai triste tradizione consolidata che vede in 102 il numero tra monaci e cittadini tibetani darsi fuoco contro il regime cinese in Tibet dal 2009 a oggi.
L’Europa continua, giustamente, a prendere una posizione chiara. Il rischio, tutt’altro che remoto, è che però possa restare lettera morta, almeno in determinati campi, come nel caso del buddismo tibetano. La Cina sulle questioni interne e sul rispetto dei diritti fondamentali è di fatto un “non-interlocutore”, e l’Europa rischia di suscitare le ire del paese comunista. Per i ministri degli Esteri dei ventisette “un obiettivo chiavo per il Consiglio dei diritti umani dell’Onu sarà il rinnovo del mandato dell’osservatore speciale, e l’Ue parteciperà alle discussioni sulle relazioni focalizzate sulla situazione delle minoranze religiose”. I cinesi non la prenderanno bene, e all’Onu quasi certamente la causa tibetana potrebbe naufragare un’altra volta, come sempre avviene dal 1950.