La città, la prima nominata dall’Unesco patrimonio dell’Umanità, si candida a Capitale della cultura 2019
Ne parliamo con Paolo Verri, direttore del progetto Matera 2019.
Perché Matera Capitale Europea della cultura 2019?
Matera ha avviato a partire dal 1952 una straordinaria opera di trasformazione, da “vergogna nazionale” a prima città nominata dall’Unesco patrimonio dell’Umanità, una tappa importantissima verso uno sviluppo sostenibile. Oggi mettiamo a disposizione della Comunità europea uno straordinario patrimonio, sia materiale che immateriale. La candidatura del 2019 rappresenta per Matera un’occasione per continuare questo processo di trasformazione e innovazione.
Su cosa punterà il vostro programma?
Le tematiche di fondo riguardano soprattutto il patrimonio storico-artistico della città e del territorio; la Basilicata, chiamata anticamente Lucania, è abitata da 8.500 anni con assoluta continuità. Questo fa riflettere sulla lunga storia dell’umanità, sulle sue tradizioni che hanno radici profonde, che vogliamo riscoprire per lavorare ad un futuro collettivo. Matera punta ai concetti di unità e dell’abitare.
Il programma per la candidatura prevede progetti nuovi oltre alla storia e alla cultura di Matera?
Ci sono moltissimi progetti nuovi e la partecipazione alla candidatura vuole accelerare un percorso già avviato. Pensiamo a trasformazioni fisiche che accrescano il patrimonio culturale e prevedono l’utilizzo di spazi tradizionali e non. Questi spazi saranno il contenitore di nuove attività culturali, sia pubbliche che private, che punteranno ad attrarre stabilmente nuovi talenti, facendo della cultura un elemento economicamente rilevante. E’ in programma un’ulteriore valorizzazione di tutto l’ambito dei sassi attraverso l’uso di nuove tecnologie.
Le particolari caratteristiche architettoniche e ambientali di Matera ne fanno una città adatta a sperimentare non soltanto nuove realtà culturali ma nuove modalità da diffondere, ponendosi come nuovo modello culturale. Questo sarà un elemento centrale della candidatura.
Un progetto che riguarda la valorizzazione dei sassi è quello che prevede la nascita di un museo demo-antropologico che aprirà per il 2019 e che vuole essere un grande contenitore di riflessione sulla storia di chi ha abitato la città di Matera e più in generale la Murgia.
C’è inoltre tutto il patrimonio artistico della tradizione ecclesiastica, le numerose chiese che accoglieranno mostre tematiche incentrate soprattutto sull’architettura contemporanea.
Ci sono progetti che continueranno dopo il 2019?
Nulla è finalizzato alla candidatura. La partecipazione al titolo di capitale europea della cultura è un motore e un acceleratore rispetto a progetti già esistenti. Noi non facciamo progetti perché ci candidiamo ma ci candidiamo perché facciamo ed abbiamo dei progetti. Che realizzeremo a prescindere, tanto che Matera ha esplicitato questo concetto chiedendo al CIDAC (Centro città d’arte italiane), di lavorare al progetto “Italia 19” al quale possono prendere parte tutte le città candidate che hanno dei progetti di lunga durata, che non si esauriscono nell’anno della candidatura. Noi riteniamo il 2019 un anno fondamentale per l’Italia, nel corso del quale tutte le città che si candidano devono poter lavorare insieme per un programma unitario. Ci sarà certo una città capofila, ma non dobbiamo immaginare che sarà l’unica destinazione del pubblico, perché il nostro paese è fortemente frequentato per motivi di turismo culturale. Nessuno è portatore di un messaggio esclusivo, ma questa gara è una grande opportunità per il nostro paese, per dimostrare che è possibile produrre momenti di alta cultura in maniera condivisa.
Un gruppo di associazioni ha lanciato un appello al nuovo governo che verrà per il rilancio della cultura, “ripartire dalla cultura” è lo slogan. Com’è lavorare in ambito culturale in un momento di crisi come questo, dove il Ministero dei beni culturali non può permettersi un’economia di imprenditoria della cultura?
Dovremmo prendere a modello il sistema anglosassone, che concede agevolazioni fiscali a chi investe in cultura. Anche noi dovremmo defiscalizzare la cultura, poiché la salute della mente è tanto importante quanto quella del corpo.
Al di là di questo, ci sono iniziative che possono realizzate unicamente con fondi pubblici, perché sono investimenti intesi per il bene collettivo. Tuttavia bisogna abrogare l’idea che la cultura non deve costare, e che chi lavora nella cultura non produce risorse. Lo Stato deve indicare la cultura come settore strategico e la spesa in questo settore deve crescere. Solo in presenza di una chiara strategia i privati hanno la possibilità di intervenire, soprattutto quando i loro investimenti possono essere defiscalizzati. La cultura è un elemento centrale per lo sviluppo di questo paese e chi ha delle responsabilità pubbliche deve spendere bene i soldi che vengono dall’Europa e che, soprattutto per il sud, sono sufficienti, se non vengono frammentati, per attuare programmi seri di lunga durata in ambito culturale.
L’obiettivo della candidatura di Matera è di far convergere le risorse e le intenzioni di chi vuole lavorare bene.
Che tipo di ritorno vi aspettate?
Che Matera diventi una città più internazionale. Abbiamo lanciato insieme alla regione Basilicata un programma di residenze a due tipologie. Residenze artistiche e residenze filosofico-scientifiche. Matera ha un territorio dove da un lato c’è una grande tradizione di socialità, il cosiddetto “vicinato”, quello spazio tra una casa e l’altra, dove le persone si incontrano, parlano e immaginano cosa fare il giorno dopo. E’ uno spazio che vorremo fosse sempre più abitato da un mix di portatori di culture diverse e dunque promuoviamo un’immigrazione intelligente. Vorremmo aumentare il numero di persone che vengono ad abitare e a lavorare a Matera e in Basilicata.
Contemporaneamente però questo è anche un luogo di tradizione monastica, un luogo dove esiste il silenzio, esiste la possibilità di pensare, di guardare al mondo come a qualcosa che durerà più delle nostre singole vite. E dunque un mondo che non finirà con il 2019. Questo è avere consapevolezza di come è fatta la stirpe degli uomini. Leggiamo e portiamo sul palco storie, come quelle dell’Odissea, dell’Iliade, dell’Eneide che risalgono a tremila anni fa e che sono ancora attualissime. Dobbiamo avere il coraggio di pensare nel lunghissimo periodo. Matera in questo senso è davvero un luogo unico, è collegata al contemporaneo ma ha delle radici molto profonde. Queste radici stimolano le persone a pensare a futuri alternativi.
C’è un’immagine che si possa associare alla candidatura di Matera?
C’è un’immagine, per me molto bella e poetica che potremmo descrivere così: “dalle grotte alle stelle”. Qualche migliaio di anni fa una parte della popolazione ha scelto questo territorio ed ha trasformato le grotte in case. Sulle grotte si sono costruiti in seguito palazzi aristocratici, palazzi borghesi, la civita. Si è costruito un percorso di costruzione della cultura agricola molto forte. Matera è il diciassettesimo comune d’Italia, per estensione, un territorio molto grande ma con una relazione molto interessante e peculiare tra il costruito e il non costruito; tra il paesaggio architettonico e il paesaggio naturale. Dal centro di Matera, costruito, si vede la Murgia, il non costruito; si vede il sole al mattino e le stelle la notte e questa immagine è fondamentale per capire che l’uomo vive per elementi semplici ma molto profondi. Dalle grotte alle stelle è immaginare un percorso dal buio alla luce, dal passato al futuro; è pensare un’umanità con un tempo di vita molto lungo e dunque un’umanità che non ha le paure che ci assillano quotidianamente. L’uomo può salvarsi e può farcela solo se si pensa in una lunga durata.
Come vivono i cittadini di Matera la candidatura della città?
Tutte le cose che si fanno in città in questo momento vengono messe in relazione alla candidatura. Ci si interroga molto sulle iniziative e sui progetti più efficaci ma c’è la comune volontà di migliorare. Da un lato c’è una comunità che vuole farcela e si impegna e dall’altro c’è qualcuno che non è ancora convinto. La cosa interessante è che tutti si mettono in gioco rispetto alla candidatura.
I punti di forza della vostra candidatura?
Il primo punto di forza, indubbiamente, è la bellezza e l’assoluta originalità del contesto urbano di Matera. Io che ho lavorato per le olimpiadi di Torino e che ho contribuito a cambiare la città penso che qui il lavoro sia estremamente più facile. Chiunque si affaccia a questa città rimane a bocca aperta e dice ad altri di venire. Il secondo punto di forza è una comunità molto coesa, che vuole fare bene e che ha già elementi di internazionalità molto forti. In questo territorio abitano e vivono persone provenienti da tutta Europa. Ci sono francesi, inglesi, svedesi, brasiliani, americani, e tutte queste persone vengono a Matera non per fare affari ma per motivi di affetto. Si sono innamorati di qualcuno che sta a Matera, vengono qui per amore. E questa è una cosa molto significativa, vuol dire che questo è un luogo che attira intelligenze, e che a prescindere dai valori economici, contano i valori in se della comunità.
Crede che una città del mezzogiorno abbia più difficoltà a misurarsi con le altre candidate?
Citerei le parole di Mario Draghi quando ha fatto la relazione conclusiva da responsabile della Banca d’Italia prima di assumere l’incarico alla BCE: “Le capacità di progresso del Mezzogiorno sono testimoniate da diversi casi che indicano come si possano superare arretratezze e valorizzare i potenziali dell’area. Ne è un esempio il recupero urbano di Matera e di altri centri storici del Mezzogiorno che hanno saputo acquisire nuova vitalità ambientale e culturale”.
Per lo sviluppo del nostro paese è fondamentale il sud, e ci sono degli esempi straordinari in cui il sud ce l’ha fatta. Mario Draghi, che è romano, ha citato proprio l’esempio di Matera che ha saputo immaginare di rimanere una città profondamente meridionale per i valori, per il senso di comunità, di affettività, di condivisione; e l’ha saputo fare usando benissimo i fondi europei, senza stravolgere la propria identità ma facendone un valore socio-culturale ed economico.
Dunque si scelga Matera perché l’Italia deve ripartire dal sud e deve ripartire dai sui esempi migliori.
Chiara Celluprica
Lo speciale sulle città italiane che si candidano a capitale europea della cultura 2019 tornerà tra una settimana con Siena.