Mai Carnevale sarà caduto più puntualmente di questo. Addio alla carne e tutti in quaresima dunque nella settimana in cui scoppia lo scandalo della carne di cavallo negli hamburger inglesi e l’indagine delle autorità alimentari rivela una trafila paneuropea di lavorazione dei prodotti che sembra l’itinerario di fuga di un narcotrafficante. Dal Lussemburgo alla Francia passando per Cipro e l’Olanda con destinazione finale la Gran Bretagna. Intanto a Londra si è già trovato il modo di dare la colpa all’Unione europea. Troppo mercato libero guasta. Ma non erano loro quelli che si sono sempre opposti alla tutela delle denominazioni e delle produzioni locali? I primi sopralluoghi nei macelli inglesi coinvolti fanno pensare che questa sia solo la punta dell’iceberg e che ben altro si nasconda nei loro tritacarne. Sembra che dal kebab al merguez carni di maiale, cavallo, manzo, coniglio e pollo si siano allegramente mescolate, alla faccia del kosher, dell’halal e di ogni altra regola alimentare religiosa. Così chissà quanti milioni di inconsapevoli sacrileghi hanno calpestato il loro credo piantando la forchetta in carni impure. Questo se non altro ci dovrebbe rassicurare. Pare che nessuna divinità se la sia presa. Né Allah, né Jehovah, per adesso almeno. Ma se accettiamo di mangiare il surimi, che è non meglio definito pesce tritato e ricomposto, perché tante storie per una miscela di carni? Ben venga allora una religione che vieti il merluzzo, così potremo infine ripopolare i mari di questa specie in pericolo. Il Commissario alla pesca dovrebbe pensarci. Ecco una vera riforma della PAC: affidare a imam, rabbini e sacerdoti un potere di veto alimentare periodico sull’una o l’altra carne, su piante e frutta. Potrebbe funzionare anche al posto delle quote latte. Quanto agli inglesi, che escano allo scoperto e lo ammettano che sono adepti di religioni pagane dove, anziché farlo in umido, si adora il Dio Coniglio. Ma poi siamo sicuri che il recentemente riesumato Riccardo III quando implorava “un cavallo, un cavallo, il mio regno per un cavallo!” non intendesse farselo per cena?
Diego Marani