Le riflessioni del vaticanista Fusco: Prima di lui solo Celestino V e alcuni papi dei primi secoli
Nel 2010 Ratzinger aveva anticipato questa difficile scelta che influenzerà il futuro della Chiesa
Ci vorrà tempo per capire meglio i contorni di una decisione che dalle 11.40 di questa mattina ha cambiato l’agenda delle cancellerie internazionali e delle diplomazie di tutto il mondo. L’annuncio di Papa Benedetto XVI di voler rinunciare al pontificato il prossimo 28 febbraio ha sconvolto, e non poteva essere altrimenti, l’animo di tanti, credenti e non, che guardano con fede e ammirazione o con semplice interesse alle vicende della Chiesa e del Vescovo di Roma.
IL “GRAN RIFIUTO” DI CELESTINO V – Perché il venir meno di un Papa e l’apertura della Sede Vacante determinatasi non per un evento naturale come la morte del suo titolare, ma a seguito di dimissioni volontarie presentate dallo stesso Pontefice, è sicuramente una notizia “storica”. Salvo che per la famosa rinuncia di Celestino V, che secondo Dante fece “per viltade il gran rifiuto” o per gli atti di abdicazione di alcuni Papi nei primi secoli della storia della Chiesa, non si ricordano successori di Pietro che avessero deliberatamente deciso di porre fine al mandato ricevuto.
IL DIBATTITO SULLE DIMISSIONI – Ma come mai Benedetto XVI ha compiuto questo passo? Quali possono essere state le motivazioni di un gesto così clamoroso? La questione delle dimissioni, va detto subito, non è affatto nuova nel dibattito intorno alla figura del Papa. Ritorna periodicamente allorquando l’interessato varca una soglia anagrafica di un certo rilievo (gli 80 anni) oppure iniziano a notarsi modificazioni esteriori del suo manifestarsi pubblico (come l’uso di bastoni o pedane e altri strumenti mobili) o annunci di malattie e infortuni. La memoria recente va, ovviamente, a Giovanni Paolo II e agli ultimi anni del suo pontificato, segnato dall’aggravarsi del morbo di Parkinson che gli rendeva palesemente difficile vivere una vita regolare, con le ripercussioni che era facile immaginare sul governo della Sede Apostolica. Anche allora il dibattito sulla rinuncia al soglio pontificio riprese vigore, interpellando cardinali, membri della Curia e canonisti, vaticanisti e semplici fedeli sull’opportunità del compimento di un tale gesto. Papa Wojtyla non si dimise, ma quella discussione fece emergere che il tema era sentito. Come del resto aveva presagito Paolo VI, che accusava il peso dell’età e degli acciacchi e che costituì un gruppo di lavoro di esperti che potesse esaminare liberamente la questione. Anche in quel caso non se ne fece nulla, ma risalgono a quel periodo storico due decisioni che possono aver fatto da battistrada alla notizia di oggi: il compimento dei 75 anni come invito per i vescovi a presentare le dimissioni e l’esclusione dei cardinali ultraottantenni dal Conclave per l’elezione del nuovo Papa.
D’altra parte, per quanto straordinaria, l’abdicazione di un Papa al suo ministero è pienamente prevista dal Codice di Diritto Canonico. È il secondo comma del canone 332 a disciplinare che “nel caso che il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio, si richiede per la validità che la rinuncia sia fatta liberamente e che venga debitamente manifestata, non si richiede invece che qualcuno la accetti”.
LA DECISIONE ANTICIPATA NEL 2010 – È in pratica quanto accaduto stamattina nel corso di uno dei consessi più solenni della Chiesa Cattolica, il Concistoro, una delle adunanze più antiche che il Papa ha con il Collegio dei Cardinali. In esso sono creati i nuovi Cardinali, vengono approvati i miracoli attribuiti a Santi e Beati e sono discusse questioni di grande importanza per la vita della Chiesa. Nel suo annuncio ai Cardinali, Benedetto XVI accenna che ‘negli ultimi mesi’ la sua salute era diminuita in modo tale da non consentirgli di governare la Chiesa e di sollecitare in lui la decisione di rinunciare. A dire il vero, questa prospettiva l’aveva delineata lo stesso Ratzinger nel libro-intervista “Luce del mondo”, pubblicato nel 2010. Rispondendo a una domanda del giornalista Peter Seewald su questa possibilità, egli affermò: «Quando un Papa giunge alla chiara consapevolezza di non essere più in grado fisicamente, psicologicamente e mentalmente di svolgere l’incarico affidatogli, allora ha il diritto ed in alcune circostanze anche il dovere di dimettersi».
Che cosa può essere successo, allora? Che gli sia stata diagnosticata una malattia di non facile gestione e che lui abbia deciso di ritirarsi per non essere sotto l’obiettivo, spesso morboso e impietoso, di media e opinione pubblica, come era successo a Giovanni Paolo II? Che sia rimasto provato e sconvolto dalle vicende dolorose di “Watileaks”, dal gracchiare dei ‘corvi’ e dal tradimento di servi infedeli? Oppure che, a 85 anni compiuti, sia semplicemente stanco e ritenga, in coerenza con quanto da lui detto in momenti non sospetti, che la Chiesa abbia bisogno di forze più giovani ed energiche per la sua guida? Difficile dirlo.
LE PAROLE DI GESÙ A SAN PIETRO – In un passo del discorso che, nel novembre scorso aveva rivolto agli anziani della Comunità di sant’Egidio visitando una loro dimora a Roma e presentandosi “come anziano in visita ai suoi coetanei, che conosce bene le difficoltà, i problemi e i limiti di questa età”, così si era espresso: “Alla nostra età facciamo spesso l’esperienza del bisogno dell’aiuto degli altri; e questo avviene anche per il Papa. Nel Vangelo leggiamo che Gesù disse all’apostolo Pietro: «Quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi» (Gv 21, 18). Il Signore si riferiva al modo in cui l’Apostolo avrebbe testimoniato la sua fede fino al martirio, ma questa frase ci fa riflettere sul fatto che il bisogno di aiuto è una condizione dell’anziano”.
Quale che sia la motivazione, certo è che il Papa, questo Papa, ha preso una decisione che influenzerà, anche se probabilmente non condizionerà, i suoi prossimi successori. Ma che indubbiamente porterà a discutere della fisionomia e del ruolo di un incarico gravoso che si è sempre ritenuto da accettare a vita. E che con l’annuncio di oggi potrebbe non essere più così.
Ciro Fusco