La città abruzzese vittima del terribile terremoto del 2009 candidata a Capitale della cultura 2019
Intervista ad Errico Centofanti, giornalista e scrittore, al quale il comune de l’Aquila ha affidato il compito di guidare la città per la candidatura a capitale europea della cultura 2019.
Perché l’Aquila si candida?
“La candidatura a capitale europea della cultura 2019 rappresenta per noi un’occasione fondamentale verso la rinascita economica e culturale de l’Aquila e del territorio circostante, colpiti duramente dal terremoto dell’aprile 2009. Quell’evento ha pesantemente danneggiato, e in parte distrutto, il centro storico, uno dei più importanti e antichi del nostro paese, causando dolore, disgregazione del tessuto sociale, perdita delle attività produttive. Il 2019 sarà per noi un anno importante poiché ricorrerà il decimo anniversario del sisma. Questa candidatura rappresenta l’ambizioso progetto di presentare una città con un’identità ritrovata, con tutte le potenzialità produttive di alto livello che l’hanno sempre caratterizzata, in particolare le attività di produzione artistica, la musica e la ricerca scientifica”.
Qual è la dimensione europea del progetto?
“Il nostro progetto mira a coniugare le specificità e le caratteristiche locali con elementi della diversità europea, affrontando temi che avranno come filo conduttore la continuità con il passato per la costruzione del futuro. La nostra città ha sempre avuto forti legami con l’Europa contribuendo con le sue specificità a momenti importanti della tradizione culturale europea”.
Cosa pensano gli aquilani di questa candidatura, la vedono come una priorità?
“La nostra priorità è quella della ricostruzione del centro storico della città. Il programma della candidatura per il titolo di capitale europea della cultura è subordinato a questa necessità. Tuttavia concorrere per il titolo ha un’importanza notevole sia per le possibilità di rilancio dell’economia, e per fare de l’Aquila un centro capace di attirare nuovi investimenti, sia perché determinerebbe una visibilità internazionale in grado di assicurare un ritorno d’immagine i cui benefici concorrerebbero alla realizzazione del progetto. Da questo punto di vista la capacità di esprimere un programma che ben rappresenti il passato come punto di partenza imprescindibile per il futuro de l’Aquila, costituisce un obiettivo nel quale certamente la comunità si riconosce”.
C’è un simbolo, un’immagine di Aquila che si possa associare a questa candidatura?
“Il simbolo fondamentale è la città stessa nella sua veste in itinere che nel 2019 ci si augura sia fortemente cambiata rispetto a quello che è accaduto nell’aprile 2009. C’è però un’opera sulla quale puntiamo, che coniuga al meglio le valenze storiche con le prospettive future, la “Visitazione della Vergine” di Raffaello. La tavola fu commissionata a Raffaello da Marino Branconio e dal figlio Giovanni Battista, protonaro apostolico, intorno al 1517, per la cappella Branconio nella Chiesa di San Silvestro all’Aquila. L’opera voleva essere un omaggio alla moglie di Marino, Elisabetta, da qui la scelta del soggetto. Nel corso dei secoli la pala venne acquistata da Filippo IV di Spagna e esposta all’Escorial; nei primi dell’800 venne esposta a Parigi, al Louvre e successivamente ritornò in Spagna, dapprima nuovamente all’Escolrial e poi nel 1837 al Museo del Prado dove si trova tutt’ora. Nella Chiesa di san Silvestro in Aquila è possibile vedere oggi una copia dell’opera.
Se L’Aquila diventerà capitale europea della cultura potrà ottenere in prestito dalla Spagna l’opera ed esporla per tutto il 2019. Consideriamo questo dipinto un simbolo della realtà in cui ci troviamo e della realtà futura alla quale tendiamo. Il soggetto infatti racconta la condizione di gestazione di una vita umana che deve nascere. Questo è il senso del nostro lavoro, affinché questa città rinasca materialmente con il suo centro storico e moralmente restituendo un’identità ai sui cittadini.
L’opera inoltre offrirebbe lo spunto per organizzare una molteplicità di mostre e di eventi legati al tema della Visitazione della Vergine come metafora della transumanza dei popoli attraverso l’Europa”.
I progetti ai quali state lavorando sono a lungo termine? Continueranno oltre il 2019?
“Noi avremo alcuni eventi che sono funzionali all’anno della capitale, ma sono pochissimi. La gran parte del programma è fatto da una parte dallo svolgimento delle attività che da decenni si svolgono nella nostra città, ovviamente in maniera più ricca e potenziata, ma anche da nuove iniziative a cui stiamo lavorando. Credo che l’opportunità di concorrere per il titolo di capitale europea della cultura vada intesa come occasione per l’innesco di processi di sviluppo culturali a lungo termine.
Partendo da questi presupposti, che tipo di ritorno vi aspettate?
“Certamente il ritorno legato alla promozione turistica è uno degli obiettivi. Le nostre prospettive per il futuro sono fondamentalmente legate al settore del turismo che comprende il patrimonio storico-artistico soprattutto quello dell’Aquila e il patrimonio paesaggistico della regione Abruzzo. Tuttavia abbiamo altri settori strategici sui quali punteremo, la produzione artistica e la ricerca scientifica. Potenziando le capacità di attrazione turistica potenzieremo anche tutta la nostra rete di attività di studio.
Credo in particolare che l’Aquila sia una delle poche città in Italia che da decenni ha un impegno altissimo nella ricerca scientifica, la consideriamo uno strumento di lavoro fondamentale, un motivo di sviluppo e un contributo importante per l’avvenire del nostro paese”.
Sono molte le città che si candidano per questo titolo e molte di queste hanno una storia, un passato e una tradizione culturale molto importante. Quali sono i punti forti della candidatura de l’Aquila?
“La competizione è con città che in molti casi possono contare su maggiori risorse per la candidatura. Noi abbiamo un fondamentale punto di forza: nel 2019 se l’Italia vuole dimostrare di essere all’altezza del suo ruolo di grande paese deve dimostrare che una delle più grandi città d’arte d’Europa, distrutta dall’ultimo terremoto del 2009, è stata ricostruita anche grazie al sostegno doveroso da parte dello stato. La decisione di candidare l’Aquila a capitale europea della cultura 2019 dipende anche da questo, ossia dalla volontà dello stato. Perché la dignità dei cittadini aquilani è stata fino ad ora offesa dal comportamento del governo”.
I cittadini de l’Aquila partecipano attivamente a questa candidatura?
“Noi abbiamo una linea progettuale ben definita, dentro la quale però vogliamo che confluiscano le idee e le proposte della comunità cittadina.
Il nostro progetto, nella sua preparazione e realizzazione prevede il coinvolgimento di tutto il territorio della regione Abruzzo. In questo senso l’Aquila svolge a pieno il suo ruolo di capoluogo regionale, considerando la realtà circostante come una parte attiva e fondamentale del progetto, ed estendendo dunque al territorio tutti i benefici derivanti da questa candidatura. Gli aquilani hanno messo a disposizione per questa competizione la creatività artistica e la capacità imprenditoriale che li caratterizza e che è stata espressa largamente in passato”.
Da quanto tempo state lavorando al progetto di candidatura 2019?
“Dalla fine del 2011 siamo entrati davvero nella fase operativa ed abbiamo iniziato a lavorare ad un progetto concreto che coinvolgesse anche gli altri comuni delle città dell’Abruzzo”.
Chiara Celluprica
La settimana prossima Eunews.it continuerà a seguire la competizione occupandosi di un’altra candidatura con la città di Matera… la gara continua.