L’Unione europea ha trovato l’accordo sul nuovo quadro finanziario pluriennale, il primo nella storia dell’Ue con importi complessivi inferiori al precedente esercizio settennale. Dopo ”una maratona-negoziale di venticinque ore”, come l’ha definita il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, l’Ue approva il budget per il periodo 2014-2020, ora all’attenzione del Parlamento europeo. Raggiunto un accordo per 960 miliardi di impegni di spesa (959,988 miliardi di euro), pari all’1% del reddito nazionale lordo dell’Unione europea, e per 908 miliardi di pagamenti (908,400 miliardi euro), pari allo 0,95% del reddito nazionale lordo dei ventotto paesi europei che hanno negoziato l’accordo (i ventisette stati membri dell’Ue piu’ la Croazia, in Europa da luglio).
”Il differenziale tra il gli impegni e i pagamenti e’ del 5%, come quello dell’attuale quadro finanziario”, ha sottolineato Van Rompuy rivolgendosi al Parlamento europeo, a cui non piace questa forbice di 51,6 miliardi tra il promesso e cio’ che potra’ essere erogato. ”Non c’e’ niente di strano”, per Van Rompuy. ”E’ il momento delle responsabilita’ e il Consiglio europeo le sue se l’e’ assunte. Adesso il Parlamento Ue si assuma le proprie”, per cui ”rifletta sul respingimento di questo accordo: la posta in gioco e’ davvero alta”.
Trovato un accordo anche sui ‘rebate’, i rimborsi concessi agli stati che contribuiscono di piu’ economicamente al funzionamento dell’Ue e ottengono meno in termini economici. I Paesi Bassi si vedono riconosciuti rimborsi per 695 milioni di euro, la Svezia per 185 milioni. Per la prima volta ottiene dei rebate anche la Danimarca (130 milioni di euro). Destinati 23,1 miliardi di euro (13,1 miliardi piu’ i 10 eleggibili dai fondi di coesione) per i trasporti, 5,1 miliardi per l’energia e 1 miliardo per le telecomunicazioni.
Un fondo speciale da 2,5 miliardi viene destinato ai piu’ indigenti, mentre i capi di Stato e di governo dei paesi dell’Ue hanno inserito una nuova voce in bilancio, la ‘Iniziativa per l’occupazione giovanile’, per cui sono previsti 6 miliardi di euro complessivi, 3 dei quali dovrebbero arrivare da investimenti mirati attraverso il Fondo sociale europeo. Per i prossimi sette anni previsti 325.140.000.000 euro per la coesione sociale e territoriale (44.678.000.000 euro per il 2014, 45.404.000.000 miliardi per il 2015, 46.045.000.000 euro per il 2016, 46.545.000.000 euro per il 2017, 47.038.000.000 euro per il 2018, 47.514.000.000 euro per il 2019 e 47.925.000.000 euro per il 2020). In questa voce di bilancio l’Italia si vede riconosciuti 1,5 miliardi di euro di fondi aggiuntivi all’interno dei Fondi strutturali, per il sostegno delle regioni piu’ svantaggiate.
Alla Politica agricola comune (Pac), vanno 373,179 miliardi di euro. Di questi 277,851 miliardi saranno assicurati attraverso pagamenti diretti e spese di mercato. L’importo complessivo a sostegno dello sviluppo rurale è di 84.936 miliardi. Alla politica estera dell’Ue destinati 58,767 miliardi.
Soddisfatta l’Italia. Per il nostro Paese, ha spiegato il presidente del Consiglio, Mario Monti, ”secondo le stime, il saldo sarà di meno 3,8 miliardi, che corrisponde allo 0,23% del prodotto nazionale lordo”. Un miglioramento rispetto ai numeri dell’attuale quadro finanziario (saldo a -4,5 miliardi, pari allo 0,28% del prodotto nazionale lordo). Il risultato di oggi, quindi, ”consentira’ un miglioramento significativo del saldo netto medio annuo dell’Italia rispetto al ciclo settennale precedente”. Ancora, continua il capo del governo, ”siamo riusciti a salvaguardare alcune politiche che riteniamo essenziali per l’Europa e particolarmente per l’Italia, come le grandi reti di trasporto, e alcuni programmi chiave per promuovere la crescita e l’innovazione tecnologica come ‘Iter’ e ‘Galileo’, e quelli piu’ cari ai cittadini come Erasmus”. Piu’ nello specifico, evidenzia Monti, ”abbiamo ottenuto 1,5 miliardi aggiuntivi per lo sviluppo rurale in Italia nel contesto della politica agricola comune. La dotazione complessiva e’ di 9,3 miliardi”.
Inoltre ”abbiamo ottenuto due miliardi aggiuntivi sulla politica di coesione, di cui 500 milioni per le aree rurali delle Regioni meno sviluppate del mezzogiorno e oltre 400 per un obiettivo molto importante sul nuovo fondo per l’occupazione giovani”. Complessivamente la dotazione dell’Italia sul fronte coesione aumenta cosi’ dell’1% a prezzi costanti mentre il pacchetto globale dell’Unione Europea vede un calo dell’8%.
Emanuele Bonini per l’agenzia Asca