Ma il Monti elettorale vuol far sentire, in Italia, che batte ancora i pugni sul tavolo. Un vertice comunque difficile, ma non impossibile. Se si farà l’accordo poi ci sarà da convincere il Parlamento
Se non fosse che ci sono le elezioni Mario Monti potrebbe già far passare il messaggio che per l’Italia questa trattativa sul Bilancio Ue è andata bene. Ma si è scelto invece di avere il taglio da “duri”, di far vedere agli elettori che, come annunciato dal ministro Enzo Moavero a conferma di quanto già minacciato dal professore il 30 gennaio, l’Italia è pronta a porre “il veto”, a bloccare tutto se non si farà come Roma vuole, che non ci faremo calpestare da Angela Merkel (il che è anche vero). Però se “il veto è possibile – spiega un osservatore esperto e smaliziato – è altrettanto vero che le pressioni a chiudere saranno fortissime”. Certo è che i big in Europa almeno fino alle elezioni una mano a Monti la vogliono dare, vogliono fargli fare bella figura, aiutarlo a conquistare la fiducia degli elettori davanti ai quali lo hanno spinto con tanta insistenza. Sul finire della tornata di trattative di ieri un diplomatico straniero, di un paese molto importante lo diceva agli italisni “dai che vi è andata bene, siete quelli che hanno chiuso meglio di tutti”. Speriamo sia così.
Ad ogni modo questa volta Herman Van Rompuy, a cui tutti riconoscono una grande capacità di mediatore (la sua scuola è stata il governo del litigioso Belgio), è intenzionato a fare sfoggio dei suo colpi migliori. Un accordo sul bilancio pluriennale dell’Ue al vertice di domani sarebbe certamente la sua consacrazione al ruolo di gran tessitore. La prudenza è massima, la bozza di compromesso che il Presidente del Consiglio europeo presenterà ai Ventisette capi di Stato e di governo è ‘top secret’. Le stesse diplomazie nazionali non hanno potuto conoscerla nei dettagli, e su quello che hanno saputo gli è stato imposto il più assoluto riserbo, per evitare che clamorose anticipazioni potessero rovinare una già difficile trattativa.
Quello che Van Rompuy ha già palesato è che ci saranno tagli in termini reali rispetto al bilancio in corso, quello per il periodo 2007-2013, che era di circa 975 miliardi di euro. Insomma parliamo di una cifra molto inferiore rispetto alla proposta originale della Commissione, che era di circa 1.050 miliardi (praticamente il vecchio bilancio aggiornato con l’inflazione). Secondo alcuni rumors la proposta di Van Rompuy potrebbe addirittura superare soltanto di poco i 900 miliardi. Ma se le cifre sono al momento segretissime, quello che è certo è che anche se si trovasse un accordo nessuno ne uscirebbe contento, almeno tra i Paesi cosiddetti “contribuenti netti”, ovvero quelli che versano al bilancio più di quello che ricevono in investimenti Ue. E tra questi c’è anche l’Italia. “Sarà una contrattazione lose, lose. In cui perdono tutti, c’è solo da vedere quanto si riuscirà a strappare”, spiegano fonti europee.
L’Italia ad esempio, a causa dei nuovi meccanismi della Politica agricola comune, che mirano a una più equa distribuzione delle risorse verso i Paesi che prima riceveranno meno, perderà su questa voce del bilancio quasi 6miliardi di euro. Ma se perdiamo qui dobbiamo ottenere qualcosa da altre parti. Su questo il ministro per gli Affari europei, Enzo Moavero Milanesi, oggi è stato chiarissimo: “Noi non accetteremo mai, e questa è una linea ‘rossissima’, un peggioramento del nostro saldo netto negativo, anzi vogliamo un miglioramento. Non è un’affermazione di principio astratta: la nostra prosperità purtroppo è scesa e quindi dobbiamo versare meno”. Il contributo netto dell’Italia al bilancio Ue, come media dei 7 anni, è pari circa allo 0,28% del Pil, e questa sarà la nostra linea del Rubicone, se si supererà Monti farà saltare il tavolo. C’è anche una gustosa nota di colore: Van Rompuy ha chiesto all’Italia se il governo Monti ha i poteri per sedersi al tavolo, visto che è dimissionario e si attendono elezioni anticipate. Gli si è risposto che sì, ha tutti i poteri necessari “in base alla Costituzione e alla prassi” per decidere sull’ordinaria amministrazione europea. IN base a quanto si è fatto trapelare di un accordo ancora tenuto segreto l’Italia dovrebbe aver avuto soddisfazione su almeno due punti: un riequilibrio tra contributi versati e ricevuti, pur restando contributore netto, e la conferma sostanziale della nostra quota di fondi di coesione, “ce la caviamo bene”, dice una fonte vicina al dossier. Sulla politica agricola è andata meno bene, ma su qualcosa si doveva cedere. Probabilmente è stata la Francia a prendersi quel che avremmo voluto per noi, ma tutto non si può avere.
A rendere la trattativa ancora più difficile c’è il fatto che il Parlamento, che per la prima volta nella storia dell’Ue avrà il diritto di approvare o respingere il Bilancio pluriennale, ha già fatto capire che non accetterà tagli che dovessero minare le politiche di crescita. Un eventuale accordo nel Consiglio dovrà quindi tenere conto di margini di trattativa tali da fare in modo che poi la discussione nell’Aula di Strasburgo non mandi tutto all’aria. Il Parlamento, oltre a cifre più possibili vicine alla proposta iniziale della commissione, chiede risorse proprie per il bilancio Ue, come la Tobin Tax sulle transazioni finanziarie, e un budget più flessibile che permetta agli Stati di spostare soldi da una voce di spesa all’altra e da un anno all’altro a seconda delle esigenze. Sulle risorse proprie al massimo potranno strappare un impegno sulla flessibilità invece non dovrebbero esserci forti opposizioni.
Un altro punto difficile nella discussione del Consiglio sarà il rebate di Germania, Svezia, Paesi Bassi e Austria. Parliamo di un “rimborso” che gli permette uno sconto sui contributi che questi Paesi devono versare e che quest’anno deve essere discusso (a differenza di quello britannico che invece è permanente). Al momento solo alcuni Stati finanziano il rebate, la proposta di Van Rompuy dovrebbe prevedere che ora questo onere sia condiviso da tutti, e questo farebbe diminuire la pressione sull’Italia ad esempio.
Il Presidente del Consiglio Ue è intenzionato a chiudere in fretta la discussione, il suo asso nella manica è un investimento mirato per combattere la disoccupazione giovanile, un provvedimento di cui al momento non si conoscono né le modalità né i fondi che avrà a disposizione. Il rischio che Bruxelles vuole evitare a tutti i costi è che non si trovi un accordo in tempi utili e che nel 2014 si sia costretti a utilizzare un bilancio provvisorio, che consisterebbe nelle cifre di quello di quest’anno aggiornate con l’inflazione. “Ma questo vorrebbe dire – spiegano le fonti interne – non poter far partire i nuovi programmi sull’agricoltura, la pesca, la ricerca e altro, che sono in discussione e si baseranno sulle cifre nel bilancio 2014-2020. Sarebbe il caos”.
Alfonso Bianchi