Numerose associazioni raccolgono firme da presentare ai vincitori delle elezioni
Per fermare il declino delle politiche del settore e l’agonia del Ministero dei Beni Culturali
“Ripartire dalla cultura”, questo lo slogan, indovinato, dell’iniziativa promossa da importanti associazioni che hanno a cuore il patrimonio storico-artistico e ambientale del nostro paese e che conoscono l’importanza e la specificità delle professioni che di questo patrimonio ne curano la conservazione e la valorizzazione; Musei Archivi Biblioteche (MAB), Associazione italiana biblioteche (AIB), Associazione nazionale archivistica italiana, International council of museums (ICOM Italia), Associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli, Federculture, Italia Nostra, Legambiente, Comitato per la bellezza.
L’appello è rivolto a chi si candida a governare il Paese dopo le prossime elezioni del 24 e 25 febbraio. Il rilancio della cultura deve essere un impegno programmatico, chi governerà, e non solo chi sarà a capo del dicastero per le attività culturali, dovrà cogliere nella cultura l’opportunità per una strategia di sviluppo anche economico dell’Italia.
Due i fattori scatenanti che hanno portato alla mobilitazione degli addetti alla cultura: il declino della politica cuturale con conseguente agonia del Ministero per i beni e le attività culturali, il quale, con i “residui” di fondi assegnatigli non può più permettersi di tenere aperte le sale studio di biblioteche e archivi e tantomeno di curare i nostri preziosi siti archeologici o investirie sui giovani artisti, la certezza che è possibile mettere in atto una politica di “imprenditoria culturale” che in altri paesi europei funziona con successo economico per le casse degli stati e apprezzamento e partecipazione da parte dei cittadini-utenti. Per fare questo, l’Appello indica cinque priorità e dieci obiettivi “per guardare al futuro”.
Lunga la lista dei firmatari; intellettuali e personaggi di spicco del mondo culturale, operatori della cultura, come archivisti, bibliotecari, archeologi, storici dell’arte, insegnanti e studenti, ma anche impiegati, disoccupati e professionisti di altri settori, tutti interessati a che lo Stato che detiene il maggior numero di siti censiti come patrimonio dell’umanità dall’Unesco, faccia di questa ricchezza una leva per nuove risorse economiche, presentandosi ai partner europei anch’esso attore di una politica culturale virtuosa.
Giovanna Mignini
(P.S.: Sappiamo bene che il tema non c’entra direttamente con l’Unione europea, benché da lì vengano soldi ed appelli alla valorizzazione del nostro patrimonio, anche in chiave prettamente economica e occupazionale. Ci è sembrato dunque profondamente giusto aiutare questa iniziativa raccontandola)