Il segretario della Confederazione europea dei sindacati celebra i 40 dell’organizzazione
“L’Ue deve capire che non può tagliare i diritti di chi lavora, serve un patto sociale”
“I sindacati non sono una cosa del passato, fanno parte della democrazia, fanno parte del futuro”, con queste parole Bernadette Ségol ha voluto celebrare i 40 anni della Confederazione europea dei sindacati, organizzazione che riunisce le principali sigle dei lavoratori d’Europa, tra cui Cgil, Cisl e Uil, e di cui è segretario generale. La celebrazione dell’evento si è tenuta ieri a Madrid, durante la giornata la Ces ha anche presentato il suo nuovo logo, come a voler rimarcare anche visivamente che a fronte di un mondo che cambia anche il sindacato deve essere in grado di cambiare.
Il contesto del 2013 non è più quella del 1973, in Europa ci sono 26 milioni di disoccupati e il mercato del lavoro è diventato molto più precario. La parola d’ordine per la Ségol allora è ‘Social Europe’: “Non ci può essere un dimensione sociale con una cattiva governance. La ‘good governance’ si ottiene mirando al benessere delle persone e al progresso, si ottiene con più lavoro, uguaglianza e investimenti. Non è invece una soluzione togliere ai lavoratori i diritti di cui dovrebbero godere. L’Ue questo lo deve capire”.
E per raggiungere questa buona governance per questo per Ségol deve essere centrale il “dialogo sociale”. “L’Ue produrrà una road map per discutere la dimensione sociale dell’Unione economica e monetaria- ha spiegato Segol – e noi parteciperemo attivamente alla scrittura della bozza con le nostre proposte per un Social Compact. E state sicuri che sarà più facile per noi arrivare a una posizione unitaria che per il Consiglio europeo. Questo perché noi condividiamo valori comuni, quello che vogliamo è il progresso sociale”. E questi valori comuni devono diventare anche azioni comuni, come quando lo scorso 14 novembre, i lavoratori di tutta Europa hanno protestato insieme contro le politiche di austerità dell’Ue, con uno sciopero congiunto in Italia, Spagna, Grecia e Portogallo. E per Ségol la strada da seguire è proprio quella: “Dobbiamo essere forti e per esserlo dobbiamo lavorare insieme. Non ci sono soluzioni nazionali per i lavoratori che rappresentiamo”.
Alfonso Bianchi
– Ségol: Fallita l’austerità ora si rischia la destabilizzazione