A Bruxelles si lavora per tutelare la libertà di stampa, ma il risultato è una proposta quasi contraddittoria. L’idea è di creare dei Consigli “indipendenti” per la stampa: ogni Paese Membro avrebbe un suo organo per il controllo della qualità dell’informazione, e questi, a loro volta, farebbero capo alla Commissione europea, per controllarne la conformità alla legislazione Ue.
È una delle 30 proposte elencate nel rapporto “A free and pluralistic media to sustain European democracy” (Una stampa libera e pluralista per una democrazia europea), un documento scritto dal gruppo di alto livello presieduto dall’ex presidentessa lettone, Vaira Vīķe-Freiberga, che il Commissario per l’Agenda Digitale Neelie Kroes ha convocato l’ottobre scorso.
Kroes, preoccupata per la libertà di stampa in Europa, ha chiesto a questo gruppo di esperti di fornire raccomandazioni in materia di protezione e sostegno della libertà e del pluralismo dei media. Si tratta di questioni come la limitazioni all’indipendenza della stampa, causate da interferenze politiche o private, il ruolo e l’indipendenza delle autorità di regolamentazione e le misure esistenti o potenziali a favore del giornalismo di qualità, dell’etica e dell’affidabilità dei media. Evidentemente una simile iniziativa è necessaria, se, nonostante la Carta europea dei diritti fondamentali riconosca il ruolo e l’importanza della libertà di stampa, in Europa si siano verificati casi come quello ungherese, dove solo dopo mesi di braccio di ferro con la Commissione, a forza di pressioni sul governo di Budapest sé è accettato di modificare la legge nazionale che prevedeva un eccessivo controllo governativo sui media.
Se nelle 30 raccomandazioni si suggerisce, tra le altre cose, una maggior trasparenza delle fonti o maggiori incentivi per i giornalisti che si sono distinti per il loro lavoro, altre proposte hanno suscitato non poca perplessità.In particolare si tratta dell’idea che “tutti i Paesi membri dovrebbero creare dei Consigli indipendenti per le stampa”, i quali allo stesso tempo “dovrebbero seguire una serie di standard stabiliti dall’Unione europea ed essere monitorati dalla Commissione per essere certi che tali Consigli rispettino i valori europei”. Si impedisce, dunque, ai governi nazionali di intervenire sulla stampa, ma gli stessi poteri vengono attribuiti all’esecutivo di Bruxelles.
Il problema è nato dal moltiplicarsi di tutti quei blog e siti d’informazione, che sempre più democratici e alla portata di tutti, hanno messo in pericolo, secondo Vīķe-Freiberga la qualità stessa dell’informazione. A suo giudizio, con le nuove tecnologie “probabilmente anche le scimmie ammaestrate sarebbero capaci” di fare “informazione”.
Camilla Tagino