Problemi occupazionali, di costi e di impatto ambientale
L’analisi della Commissione Attività produttive di Montecitorio
Serve una via europea per il sostegno e lo sviluppo del settore della raffinazione del greggio, alle prese con una crisi che potrebbe portare alla chiusura di 40 impianti in Europa e due raffinerie in Italia. Dati, allarme e prospettive contenuti nel documento conclusivo dell’indagine condotta dalla commissione Attività produttive di Montecitorio. .
E’ la stessa commissione a riassumere la crisi che sta fronteggiando il settore: nel 2009 in Europa erano operativi 98 impianti di raffinazione. Allo stato attuale il quadro è mutato: la capacità di raffinazione si è ridotta del 30 per cento, sono stati chiusi 7 impianti, altri 13 hanno cambiato proprietà, 3 raffinerie sono in vendita, mentre uno dei maggiori operatori indipendenti, Petroplus (5 impianti) è fallito. In Italia la capacità di raffinazione, negli ultimi 4 anni è scesa del 38 per cento passando da 171 a 102Mt/a. Ciò ha comportato – secondo i dati forniti dall’Unione petrolifera italiana – la trasformazione della raffineria di Tamoil di Cremona in polo logistico integrato, alla fine del 2011, e degli impianti di Roma in polo logistico per lo stoccaggio dei prodotti petroliferi, nei primi mesi del 2012. Nei prossimi anni si profila un ulteriore eccesso di capacità di circa 20Mt/a che potrebbe comportare la chiusura di altre due raffinerie nel 2013.
Dati sottolineati dal documento della commissione Attività produttive di Montecitorio che appunto indica come “le proposte di intervento a sostegno del settore devono assumere un profilo europeo. In assenza di decisioni puntuali, urgenti e condivise la raffinazione europea sarebbe esposta ad una crisi strutturale gravissima con la chiusura di altri 40 impianti nei prossimi anni e un aumento della dipendenza dall’estero, pur in costanza di un eccesso offerta”.
L’indagine conoscitiva ha consentito di individuare un percorso in 4 corsie per superare la crisi del settore della raffinazione, suggerito peraltro da Europia (associazione che rappresenta
circa l’80 per cento delle industrie della raffinazione in Europa) nel corso della sua audizione: 1) facilitare la ristrutturazione o la riconversione delle capacità produttive; 2) incentivare gli investimenti in ricerca e sviluppo indispensabili per adeguare le raffinerie alle norme relative alla qualità dei prodotti e alla tutela ambientale; 3) approvare provvedimenti di semplificazione normativa e procedere alle bonifiche dei siti; 4) garantire le condizioni di concorrenza paritaria con i Paesi extra-UE.
Da rimarcare che c’è anche una proposta italiana a livello comunitario di introdurre una green label per i prodotti raffinati in Unione europea, stabilendo che solo quelli ottenuti con processi industriali che soddisfino gli stessi standard e abbiano pari sostenibilità ambientale provenienti da Paesi extra-UE possano essere utilizzati nei Paesi membri.
La conclusione cui giunge l’indagine della commissione Attivita’ produttive di Montecitorio e’ chiara: “solo con una politica concertata a livello europeo, con uno sforzo tra settore pubblico e privato, potranno essere superate le problematiche del settore della raffinazione, proseguendo
una ristrutturazione del sistema, migliorando il livello di efficienza e di competitività dell’industria petrolifera italiana ed europea sui mercati internazionali”.
Quanto alle cause della crisi, il documento indica “una valutazione ampiamente condivisa”, e cioe’ l’aumento del prezzo del greggio, la caduta della domanda, le normative vigenti e, infine, la concorrenza extra Unione europea.
M.B.