Salve,
sono una studentessa italiana che al momento si trova in Erasmus in Germania.
Vi scrivo perché vorrei sollevare una questione che tocca da vicino me e altre centinaia di migliaia di connazionali che si trovano temporaneamente fuori dai confini italiani, chi per lavoro, chi per studio, chi per altre ragioni.
Dal momento che a fine febbraio si terranno le elezioni, tempo fa ho iniziato a informarmi riguardo le possibili modalità di voto dall’estero per noi italiani e, con grande rammarico, ho scoperto che può esercitare questo diritto solo chi è residente all’estero e regolarmente iscritto all’AIRE, o appartiene a ristrette categorie di cittadini (ad esempio chi è impegnato in missioni internazionali in quanto facente parte delle Forze Armate).
Chiaramente, nel caso in cui decidessimo di tornare qualche giorno in Italia per votare, non è previsto alcun rimborso spese e, comunque, non tutti potrebbero permetterselo.
Ora, dal momento che l’Italia, almeno teoricamente, è una democrazia, per quale motivo devono limitarci nell’esercizio di un diritto tanto importante?
Vi chiedo gentilmente di dare un po’ di visibilità a questa faccenda, nella speranza che, almeno in futuro, possa cambiare qualcosa.
Cordiali saluti,
Elisa Panassiti
Buongiorno Elisa,
lei pone una questione di civiltà che è talmente evidente che non meriterebbe discussione. In Italia invece, anche su questo, c’è molto da dire. La legge sul voto degli italiani all’Estero (un voto di serie ‘B’, che non concorre alla formazione del premio di maggioranza) fu concepita dal centrodestra con, tra l’altro, l’intento politico di raccogliere un po’ di voti per quella parte, sbagliando però i calcoli perché a votare andarono più elettori di centrosinistra di quanto ci si aspettasse. Il centrosinistra non si è mai realmente occupato della questione.
Per quanto riguarda gli italiani in viaggio all’estero (per studio, per lavoro, ma anche per turismo…) il disinteresse è massimo, non posso che concordare con lei e dimostrarlo pubblicando questa lettera. Si tratta forse solo di accidia, di disinteresse, di disorganizzazione, di non capire che, sempre più, la società si evolve e sempre più italiani sono all’estero senza “emigrare”. Lo ha detto lei, io la sostengo, speriamo che altri ci seguano e la questione si ponga quando si metterà mano alla legge elettorale (cosa promessa da tutti ma realizzata da nessuno…).
Buon Erasmus!
Lorenzo Robustelli
P.S.: Per saperne di più leggete qui. Il ministro degli Interni conferma: Gli studenti Erasmus non potranno votare