Il ministro degli Esteri a Bruxelles: “Da noi solo sostegno logistico”
Fabius: Non siamo soli, siamo solo gli apripista. Ashton: Molti Paesi pronti a intervenire
“In nessun modo ci sarà un intervento militare diretto” in Mali. Giulio Terzi è la prima cosa che ha voluto mettere in chiaro arrivando a Bruxelles per la riunione straordinaria del consiglio Affari esteri, dedicato interamente alla questione maliana. Il deteriorarsi della situazione ha costretto i ventisette ministri degli Esteri a catapultarsi nella capitale dell’Unione europea per dare una risposta europea alla crisi in Sahel, dove l’escalation ha raggiunto il livello massimo con i raid aerei della Francia e l’annuncio dell’invio di truppe di terra. Un’opzione esclusa in modo categorico dall’Italia. “In nessun modo ci sarà uno spiegamento di militari italiani sul territorio”, ha ribadito il titolare della Farnesina prima ancora dell’inizio della sessione dei lavori del Consiglio straordinario (le sue sono state le prime e anche ultime dichiarazioni, dato che al termine dei lavori ha lasciato la sede del Consiglio europeo senza dire nulla). L’Italia si limiterà a garantire “impegno di supporto logistico” attraverso “la messa a disposizione di basi e il trasporto dei materiali”. Gli unici uomini che il nostro paese invierà in Mali sono gli istruttori richiesti dalla missione di addestramento europea (Eutm). Il governo italiano ne invierà da quindici a ventiquattro.
La riunione è stata piuttosto rapida. Iniziata intorno a mezzogiorno, già dopo un’ora ha visto l’adozione delle conclusioni. Tra queste l’avvio della missione di addestramento delle forze armate maliane (operativa entro metà febbraio per una durata di 15 mesi) e finanziamento (non quantificato) alla missione internazionale a guida africana di sostegno al Mali (Afisma). “Vogliamo una leadership africana sul territorio”, ha sottolineato Cathrine Ashton nel corso della (piuttosto breve) conferenza stampa finale. L’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell’Ue ha lasciato intendere che l’Unione europea non lascerà sola la Francia, anche se al momento si cerca di evitare il coinvolgimento diretto. “C’è la volontà di tutti i paesi di sostenere la Francia in tutti i modi, e alcuni stati membri non escludono il ricorso all’opzione militare”.
Il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, è convinto che la missione in Mali si estenderà. “I francesi non sono da soli, sono solo gli apripista” di questa azione di lotta al terrorismo. “Ci siamo caricati sulle spalle la speranza di un popolo e il rispetto del diritto internazionale”. Ciò tra i migliori auspici delle autorità maliane. “Un paese come il mio, con risorse limitate, ha bisogno del sostegno internazionale”, ha detto il ministri degli Esteri maliano, Tieman Coulibaly. “Abbiamo bisogno di assistenza, di una coalizione internazionale che combatta il terrorismo”. L’Italia eviterà il coinvolgimento diretto, l’Ue – per ora – non darà vita a operazioni. La missione di addestramento, è scritto nel documento finale, “non sarà fatta ricadere in azioni di combattimento”. Si intende procedere alla formazione e all’addestramento delle forze armate maliane per “permettere, sotto l’autorità civile, di restaurare l’integrità territoriale del paese”. L’auspicio di molti, in Europa, è che questo possa bastare.
(Nella foto Reuters mamma e bimbi profughi in un campo a Sevare, nel Nord-Est del paese)
Loredana Recchia