Riflessione su destra e sinistra dopo l’uscita del presidente dell’Eurogruppo sul “salario minimo”
Un vecchio adagio dice che chi è rivoluzionario da giovane sarà conservatore da vecchio. Sembra accadere proprio il contrario al presidente dell’Eurogruppo Jean Claude Juncker, esponente del Partito popolare europeo ed ex premier lussemburghese, che qualche giorno fa ha citato il pensiero di Marx per giustificare l’introduzione di un salario minimo nell’Unione europea. Resta da vedere che cosa sia veramente rivoluzionario o conservatore oggi che il pensiero di Marx viene da molte parti rivalutato non per il sistema politico che prefigurava bensì per la sua analisi dei mali del capitalismo.
Apparentemente oggi è diventato da conservatori difendere lo stato sociale e le sue conquiste se molti come Pietro Ostellino sostengono sulle pagine del Corriere che il welfare state, con le sue reti di sicurezza, castra l’iniziativa e induce l’individuo all’inerzia e se Mario Monti dice che i conservatori sono quelli che si oppongono al cambiamento e che destra e sinistra non esistono più. Questa presa di posizione se non altro ci rassicura: Monti è l’espressione di una nuova destra liberale che da troppo tempo mancava in Italia. Ma impone un chiarimento della definizione di conservatorismo e progressismo.
Ci viene spacciato per vero che il cambiamento è sempre progresso, in una visione teleologica della vita dove il mondo ha un senso e va verso il suo perfezionamento. Ci si vuole far credere che saremo più liberi quando saremo meno protetti, quando la multinazionale che taglia i prezzi di costo perché paga una miseria i suoi dipendenti spazza via la concorrenza gettando sul lastrico le piccole imprese o il singolo artigiano e che questo è progresso. Secondo l’etica del liberismo dominante, libero dalle protezioni dello stato sociale che lo infiacchiscono, l’uomo è spinto a migliorare la sua condizione e con essa accrescere il benessere dell’intera società.
Abbiamo invece visto negli ultimi decenni che l’uomo non se ne è fatto niente di tante sue libertà e che il progresso tecnologico è servito spesso a inventare nuovi consumi che stanno distruggendo il pianeta, non a migliorare la condizione umana. Ogni consumo ne suscita un altro e di ogni innovazione crediamo di avere bisogno in una spirale di esigenze che si fagocitano l’una con l’altra. Il mercato per esistere ha bisogno di vendere e allora i negozi non chiudono mai e siamo tutti sempre accesi, sempre aperti in un mondo dove i poveri non hanno da mangiare ma hanno il cellulare.
In fin dei conti, le posizioni divergenti di Monti e Juncker mostrano che il conservatorismo non è lo stesso in ogni paese e che un democristiano italiano non ha necessariamente gli stessi valori di un democristiano lussemburghese. Ma mostrano soprattutto che destra e sinistra esistono ancora eccome, e che oggi come ieri, con Cristo o con Marx, la vera rivoluzione è sempre la stessa: dare dignità ai più deboli.
Diego Marani