Studio della Commissione Ue: aumenta il divario nord-sud all’interno della zona euro
Otto Paesi, tra cui l’Italia, contribuiscono al 90% dell’aumento del fenomeno tra il 2008 e il 2011
Europa mai così male da vent’anni. La disoccupazione tocca livelli record (10,6% nell’Unione europea, 11,8% nell’Eurozona), il divario tra i paesi della zona euro aumenta (con una netta spaccatura nord/sud), le famiglie si impoveriscono sempre più con un rischio povertà che “aumenta”. E’ il quadro tracciato dall’Employment and Social Developments in Europe Review 2012, il rapporto della Commissione europea sulla situazione sociale e del lavoro relativo allo scorso anno. L’analisi è inequivocabile e senza appello: la disoccupazione “sta raggiungendo livelli che non si vedevano da almeno venti anni”, e contemporaneamente i redditi delle famiglie “sono crollati” a tal punto che “il rischio povertà o esclusione è in aumento, specie negli stati membri del sud e dell’est”.
Solo una parte dell’Unione europea riesce a evitare l’impatto della crisi, e dopo cinque anni di difficoltà sfociate con il ritorno in recessione proprio nel 2012, questa separazione nord/resto d’Europa si propone a livelli mai visti tra i paesi con la moneta unica. La differenza del tasso di disoccupazione tra i paesi della zona nord dell’area euro e quelli della zona sud e periferia (come classificati nello studio) al 3,5% nel 2000, ha raggiunto il 7,5% nel 2011. La disoccupazione complessiva all’interno dell’Europa a diciassette è dell’11,8%, un dato che aumenta fino al 14,5% tra i paesi del sud e periferia (Cipro, Estonia, Grecia, Italia, Malta, Portogallo, Slovenia, Slovacchia e Spagna) e che invece diminuisce a una media del 7% tra i paesi del nord (Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Lussemburgo e Paesi Bassi). La situazione non è migliore nell’Europa a ventisette: la disoccupazione si è attestata al 10,6% nel primo quadrimestre del 2012, con il tasso di disoccupazione di lungo periodo arrivato al 4.6%. Otto paesi da soli (Francia, Gran Bretagna, Grecia, Irlanda, Italia, Polonia, Portogallo e Spagna) contribuiscono al 90% dell’aumento netto del tasso di disoccupazione di lungo periodo tra il 2008 e il 2011. “La disoccupazione ha raggiunto livelli senza precedenti negli ultimi venti anni”, ha lamentato il commissario europeo per l’Occupazione e gli Affari sociali, Laszlo Andor. Questi, rileva, “sono gli effetti della crisi, che confermano la gravità della situazione”.
Una situazione resa ancor più difficile dal crollo del potere d’acquisto reale delle famiglie in due terzi dei paesi dell’Ue. A essersi più impoveriti sono soprattutto i greci (con una riduzione di potere d’acquisto domestico del 17%), ma neppure in Spagna (-8%), Cipro (-7%), Estonia e Irlanda (-5%) si può sorridere. “Non abbiamo notizie positive da questo rapporto”, ha ammesso Andor, preoccupato anche per “i sistemi di welfare che quasi ovunque hanno perso molti degli strumenti di difesa delle famiglie”. Ecco perché “presto presenterò un piano di investimenti per la coesione sociale”. Sul fronte del lavoro preoccupa il livello di reddito. “In alcuni paesi ci sono salari minimi bassissimi”, ha denunciato Andor, per il quale “vanno ridefinite le soglie” delle buste paga. “Questo non significa un salario minimo uguale per tutti, ma rispondente a uguali standard e procedure di calcolo”.
R.G.