Diciamo le cose come stanno.
Sono tornato a Bruxelles da poche ore, sono passato a fare quattro parole con Bob al suo ristorante, e ora sono a lavorare col portatile in un bar vicino a casa, perché questo bar ha il wi-fi (ui-fì, come pronunciano loro). Man mano che arrivano i gestori, passano a salutare tutti i clienti uno a uno, vengono da me al mio tavolino, mi danno la mano, mi chiedono come va.
Pomaretto, Pinerolo, Torino, sono 36 anni che vado negli stessi posti, se tolgo gli amici cari, come Tintu deI Caffè Italia, o Tati dei Murazzi, gli altri gestori dopo 36 anni ancora mi guardano come un marziano, e quando mi va di lusso, se c’è il sole e tutto il resto, ogni tanto lo sai cosa mi dicono?
Ciau.
Così mi dicono, quando mi va di lusso. Ciau.
Posti che magari uno ci va anche tutti i giorni da una vita.
In questo bar invece, arrivano i gestori, che sono tre o quattro gestori diversi che servono e fanno tutto, arrivano i gestori e baciano i clienti. Baciano tutti i clienti, uno a uno.
A me, che non si fidano ancora molto, e neppure io del resto, ci diamo la mano, ci chiediamo come va, cosa abbiamo fatto di bello ieri, ci diamo delle pacche sulle spalle.
Che se uno va in un posto, ci passa del tempo, vive comunque dei momenti insieme ad altre persone, mi sembra. In un contesto ben preciso. Ci sono delle sedie, dei tavoli, dei muri, delle musiche, delle cose da bere, e ci sono delle persone, dei discorsi, delle idee. E uno il suo posto un po’ se lo sceglie. Insomma uno ha anche l’impressione di essere un po’ parte del bar, della piazza, della città. Di Scaerbeek, di Bruxelles, del Belgio. Uno alla fine dopo pochi mesi finisce che si sente anche un po’ belga.
Pomaretto, Pinerolo, Torino, Ciau mi dicono.
Quando mi va di lusso.
C’ho questa sensazione qui in Italia delle volte, quando entro in un posto, metti anche magari che ci entro per la ventesima volta in un mese, c’ho questa sensazione qui io entro in un posto mi sembra di essere un portafoglio, anziché una persona.
Qualche mese fa a Pinerolo c’era la festa dell’artigianato, che a Pinerolo è la festa più importante dell’anno, c’era gente ovunque, non ci si muoveva, poi quella sera lì suonavano anche gli Africa Unite gratis in piazza, ho suonato qualche pezzo con loro come ai vecchi tempi, poi dopo il concerto siamo andati in una birreria, Due piccole, abbiamo chiesto io e un caro amico.
Ecco, quella volta lì ad esempio, non solo mi è sembrato di essere un portafoglio, mi è sembrato pure di rompere i coglioni.
Un portafoglio, ma che però rompe pure i coglioni.
Adesso sono qui a Bruxelles, in un locale che conosco appena, io non mi sono mai sentito né un portafoglio, né un rompicoglioni.
Ecco, volevo dire solo questo.
Insomma a me questa cosa di sentirmi a disagio a casa mia mi sembra assurda, ma stiamo calmi, che poi mi dicono Sei in Belgio da sei mesi, cosa parli male di Pinerolo? e avrebbero pure ragione.
Non parlo mica male di Pinerolo, dico solo che a Schaerbeek, in un locale che conosco appena, io non mi sono mai sentito un portafoglio…
Ru Catania