Pechino non gradisce le dichiarazioni dell’Alto rappresentante per gli affari esteri sui suicidi dei monaci buddisti
L’Europa si astenga dal prendere posizioni su questioni che riguardano solo e soltanto la Cina. Sale di tono il confronto tra Bruxelles e Pechino, con le autorità cinesi che invitano i rappresentanti delle istituzioni comunitarie a non occuparsi di quanto avviene all’interno del paese asiatico. A scatenare l’incidente diplomatico la presa di posizione sul Tibet dell’Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell’Ue, Catherine Ashton, “preoccupata” per l’aumento del numero dei monaci buddisti che si uccidono in atto di protesta contro la politica cinese in Tibet. Sono circa ottanta i monaci che quest’anno si sono arsi vivi in segno di protesta, e Lady Ashton non ha potuto rimanere in silenzio di fronte a un fenomeno di proporzioni sempre maggiori. “Siamo profondamente amareggiati per l’aumento del numero dei tibetani che si immolano”. In Europa “siamo preoccupati per le restrizioni all’espressione dell’identità tibetana. Nel rispetto dell’integrità territoriale cinese, l’Unione europea esorta le autorità cinesi ad assicurare che i diritti civili, politici, economici, sociali e culturali dei tibetani siano rispettati”. Ashton ha quindi chiesto alla Cina di “permettere libero accesso a tutte le aree autonome tibetane a diplomatici e giornalisti”.
In Cina si parla poco volentieri di Tibet, e le dichiarazioni di Ashton hanno costretto le autorità cinesi a intervenire, data l’inaccettabilità per il governo di Pechino delle argomentazioni dell’Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell’Ue. Il Tibet “storico” era racchiuso nelle tre regioni del Kham, Amdo e U-Tsang, ma dal 1965 Kham e Amdo sono parte delle province cinesi del Qinghai, dello Sichuan, del Gansu e dello Yunnan. Oggi i cinesi per Tibet intendono lo Xizang, o regione autonoma tibetana (Tar), che comprende il territorio dello U-Tsang. Parlare di aree tibetane autonome al plurale, come ha fatto Ashton, significa automaticamente riconoscere più regioni tibetane e il la loro natura svincolata dal potere centrale di Pechino, schierandosi automaticamente col movimento tibetano che reclama l’indipendenza del Tibet storico. Immediata, quindi, la risposta cinese. “Le questioni tibetane sono totalmente di politica interna della Cina”, ha detto Hua Chunying, il portavoce del ministro degli Esteri cinese. “Recentemente alcuni politici dell’Unione europea hanno mosso accuse alla Cina per fatti riguardanti il Tibet. Tali affermazioni – ha aggiunto – sono spiacevoli ingerenze negli affari interni della Cina”. Dal portavoce del ministro degli Esteri cinese è quindi giunto l’invito a “rispettare la sovranità della Cina e evitare di interferire nuovamente con le questioni di politica interna cinese”.
Renato Giannetti