Abbiamo deciso di diventare parte attiva della campagna per la sede unica del Parlamento europeo. Tonnellate di CO2 sparse in giro per l’Europa, quasi 200 milioni di euro buttati al vento ogni anno. La città di Strasburgo può e deve essere aiutata a superare lo scossone finanziario che riceverà, ma spendiamo questi 200 milioni in maniera produttiva e non per dare soddisfazione ad un orgoglio francese ed aiutare una città a spese (improduttive) delle comunità tutta.
Non lanciamo per ora raccolte di firme, già una con un milione di nomi è stata presentata, ma vogliamo ospitare ogni iniziativa che vada in questo senso. Cominciamo da quella che ci è capitata per le mani oggi, del deputato europeo del Pdl/Ppe Antonio Cancian (nella foto a destra), ben consapevoli che si tratta di una battaglia assolutamente bipartisan, fortemente sostenuta ed alimentata ad esempio dai Verdi europei, o dai Liberali dell’Alde, che vede contrari, in sostanza, solo i francesi (ma forse neanche tutti).
Scrive dunque Cancian nella sua newsletter:
“…Vi è ora un bisogno impellente di una modifica del trattato per rimuovere un obbligo di spreco imposto dai governi dell’UE. Esortiamo pertanto i governi a rispondere ad un’esigenza emersa dai risultati dei voti dei deputati nonché dalla crescente domanda pubblica affinché il Parlamento europeo lavori in una sede unica. Infatti, il 23 ottobre 2012 l’88% dei deputati ha votato per una sede unica, invitando i governi europei alla produzione di una tabella di marcia per il cambiamento entro il 30 giugno 2013. Inoltre, già più di un milione di cittadini europei ha firmato una petizione affinché il Parlamento europeo trovi la sua sede unica a Bruxelles. È indifendibile, soprattutto in questo contesto economico, che i governi sprechino circa 180.000.000 € all’anno forzando il Parlamento europeo ad incontrarsi per quattro giorni al mese nella sua sede ufficiale a Strasburgo e mantenendo la metà del suo personale a Lussemburgo, per non parlare delle 19.000 tonnellate di CO2 che comporta lo spostamento mensile del personale e del materiale che viaggiano da Bruxelles a Strasburgo”.
Ezio Baldari
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