Il capo della Bce: “Presidente e vicepresidente indipendenti dal Consiglio dei Governatori”
E sugli istituti piccoli: “Avremo potere di chiedere informazioni ed esprimere pubblici pareri”
Non sarà Mario Draghi a gestire la sorveglianza unica delle banche europee, e la Bce avrà modo di intervenire, se lo riterrà necessario, anche sugli istituti finanziari più piccoli (con attività inferiori ai 30 miliardi di euro) che non sono assoggettati al controllo costante del Single Supervisory Mechanism (SSM). È quanto ha spiegato in un’audizione alla commissione parlamentare Affari economici e monetari, lo stesso presidente della Bce.
Agli eurodeputati Draghi (nella foto seduto accanto alla presidente della commissione Economica del Parlamento Sharon Bowles) ha assicurato che “politica monetaria e supervisione finanziaria saranno debitamente separate” al punto tale che lui stesso non avrà alcun ruolo perché “il Consiglio di vigilanza sarà un organismo completamente separato, con presidente e vicepresidente diversi che prenderanno decisioni indipendenti dal Consiglio del governatori”. In questo modo lui e gli attuali organi direttivi potranno concentrarsi su quello che resta “il nostro obiettivo principale: garantire la stabilità dei prezzi”.
Secondo quanto ha spiegato il presidente della Bce, in 14 dei 17 Paesi dell’eurozona “le banche centrali svolgono già un ruolo di supervisione” ma con regole differenti, che ora verranno unificate. Il rafforzamento di questa sorveglianza è importante secondo Draghi e non a caso “anche la Bank of England adesso ha assunto questo ruolo che prima veniva delegato a un altro organismo, e la Federal reserve americana sta ampliando i suoi poteri in questo campo”.
Il Meccanismo di vigilanza unico riguarderà le banche dei Paesi euro ma sarà aperto anche a quelle nazioni che vorranno aderire. Si rivolgerà agli istituti con attività superiori alla soglia dei 30 miliardi di euro, o che rappresentano almeno il 20% del Pil del Paese, e comunque almeno tre banche per nazione, mentre gli altri rimarranno sotto la diretta autorità della banche centrali nazionali. Parlamento e Commissione avrebbero preferito un controllo generalizzato da parte della Bce, ma questo è stato il compromesso raggiunto nel Consiglio europeo della scorsa settimana.
Draghi ha però rassicurato gli europarlamentari su questo aspetto: “La Bce avrà la supervisione di tutte banche dell’eurozona, ma in maniera diversa a seconda delle dimensioni della banca, le cifre fornite nell’accordo farebbero pensare a 130/150 sotto vigilanza diretta e il resto in indiretta”. Ma i punti dell’accordo sono ancora vaghi al momento e quindi “siamo ben lungi da affermare che significa direttamente e indirettamente, la vigilanza nazionale sarà importante in entrambi i casi, ma più importante per le minori”. E allora come fare ad assicurarsi che le banche centrali nazionali svolgano il loro dovere con attenzione, evitando le leggerezze che hanno portato a fallimenti e crisi sistemiche in passato? Draghi si mostra fiducioso: “Tutte le banche saranno soggette a norme e regolamenti, norme uniche per tutti disciplinate a livello centrale, la Bce avrà il potere di porre domande e ottenere informazioni dagli istituti più piccoli”. In questo modo potrà assicurare una sorta di ‘moral suasion’. “Penso che una dichiarazione dell’organismo di vigilanza centrale che dice che una banca deve essere aiutata sia già una cosa vigorosa. Se si dirà che una questione deve essere risolta, gli organismi nazionali saranno costretti a intervenire, perché altrimenti immagino che i depositari lascerebbero la banca”.
Alfonso Bianchi