Jugendamt: l’ufficio giovani tedesco sotto accusa al Parlamento Europeo
“Non rispetta i diritti fondamentali nei casi di separazione”
“Non è possibile pensare ad un’Europa unita per la sicurezza degli uffici, per la sicurezza alimentare e per il controllo bancario ma non sulla difesa dei minori”. Cristiana Muscardini da tempo conduce la sua battaglia in difesa dei diritti dei minori ed in particolare dei minori figli di coppie di nazionalità miste che hanno la sventura di avere un genitore tedesco. La deputata europea, portavoce del Movimento Conservatori Social Riformatori (ECR) ha promosso un convegno a Strasburo, a due passi dalla Germania, per discutere di “Diritti dei minori binazionali e lo Jugendamt”. Obiettivo dell’incontro portare all’attenzione delle istituzioni europee il problema dei rapporti e dei “meccanismi di prevaricazione” da parte dello Jugendamt (ovvero l’ “ufficio giovani” istituito al tempo della Repubblica di Weimar e tutt’oggi in attività in Germania) sul diritto europeo per le cause di separazione nelle quali uno dei genitori è di nazionalità non tedesca. La legge tedesca prevede che, in caso di separazione, i bambini vengano obbligatoriamente allevati in Germania ed educati nella lingua e nella cultura locale a danno, quindi, non solo del genitore straniero, ma anche dell’altra parte dell’identità del minore stesso. “L’Europa ha il dovere di creare un istituto sovranazionale che difenda i diritti dei minori e di entrambi i genitori”, sostiene Muscardini.
L’imporsi delle leggi nazionali “ingiuste” nel diritto di famiglia è un problema, secondo la Vicepresidente del Parlamento Europeo Roberta Angelilli (Pdl) “in continuo aggravarsi, tanto più per il continuo aumento dei minori figli di coppie binazionali”, che ha portato la Germania ad essere accusata di non tutelare i diritti fondamentali nelle cause di separazione dove è coinvolto un cittadino non tedesco. Su questo si è basata la Commissione Petizioni del Parlamento quando ha deciso di accogliere gli ultimi appelli sollevati a riguardo, la “Beistandschaft” e “Procedure xenofobe e discriminatorie dello Jugendamt” con i quali si chiedeva al Parlamento Europeo di esaminare le misure discriminatorie e “arbitrarie” del diritto di famiglia tedesco verso i cittadini di altre nazionalità.
Lo Jugendamt è la stessa istituzione che aveva tenuto il caso di Marinella Colombo (nella foto a destra), presente al dibattito, al centro di innumerevoli vicende di cronaca e giudiziarie – non ancora concluse – assegnando i due figli della donna al padre in Germania. Risale proprio all’inizio di questo mese la lettera indirizzata al Ministro della Giustizia Paola Severino dal francese Olivier Karrer, fondatore del CEED (Conseil européen des enfants du divorce) per denunciare le pratiche “ingiuste” del diritto di famiglia tedesco e i comportamenti illeciti della Procura di Milano riguardo al caso Colombo.
Niccolò Rinaldi, capo delegazione dell’Italia dei Valori al Parlamento Europeo, ha concluso il dibattito ricordando che “il problema va risolto chiedendo alla Germania di firmare e approvare la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, cosa che fino ad ora non ha fatto.”
Loredana Recchia