Le autorità calcistiche inglesi stanno prendendo in considerazione l’opportunità di sottoporre i calciatori stranieri che vengono a giocare nel Regno Unito a lezioni di antirazzismo. Sembra infatti che gli insulti a sfondo razziale stiano diventando una piaga nel campionato britannico. Il caso del giocatore uruguayano Luis Suarez che ha insultato Patrice Evra chiamandolo “negro” ha fatto scattare il campanello d’allarme. Suarez, che è stato sospeso per otto giornate, protesta e sostiene che in Uruguay dire “negro” a un negro non è razzismo. Qui si delinea già una confusione che potrebbe essere non solo linguistica e che comunque rivela che il concetto di razzismo non è lo stesso in ogni paese. Al di là di questi bizantinismi, viene da pensare che le lezioni di antirazzismo cui saranno costretti i calciatori stranieri nel Regno Unito siano un’ennesima deriva del politicamente corretto. Non si può dire negro a un negro in campo ma poi, magari nel ristorante accanto allo stadio, si può far lavorare un altro negro dodici ore al giorno senza pagarlo, si può rinchiudere un altro negro ancora in un campo per immigrati clandestini, si può tenerlo in prigione dopo la scadenza della pena perché è impossibile rimpatriarlo. Tutte cose che accadono regolarmente nel Regno Unito. A parte la spudorata ipocrisia morale, l’episodio fa anche riflettere sullo stesso gioco del calcio e sul suo spirito. Il calcio è uno sport di scontro, di contrasto, dove ci si tocca, ci si spinge, certo nel rispetto di determinate regole. Non si gioca a calcio col telecomando ma con i piedi. Pochi pensano che l’esistenza del cartellino significa proprio che nel calcio il fallo è ammesso, se pur regolato, e di conseguenza anche l’imprecazione che suscita. Anch’essa misurata, certo. Ma chi prenderebbe una pedata senza battere ciglio? L’essenza del calcio sta nell’urlo del gol, nell’esultanza del tifoso, nello sfogo del suo grido. Ma il provvedimento delle autorità calcistiche inglesi già indica la via. Chissà, presto ci vieteranno anche la tradizionale invettiva contro l’arbitro cornuto, perché non è certo politicamente corretto fare insinuazioni sulla situazione matrimoniale di un arbitro. Ma attenzione, perché anche il concetto di cornuto potrebbe essere controverso, diverso da un paese all’altro. Cos’è un cornuto? Sono cornuti solo gli sposati traditi o anche i fidanzati? E dove cominciano le corna? Basta una mano nelle mutande, un bacio, un po’ di petting o è indispensabile l’atto sessuale? Tutti argomenti che dovranno essere necessariamente approfonditi in un apposito ciclo di lezioni antiabuso dell’arbitro. Da non perdere!
Diego Marani