Oggi vertice dei popolari prima del Consiglio europeo
Tutti si sono espressi contro il ritorno del Cav. Con lui solo Tajani e tre eurodeputati
Oggi al vertice del Ppe Silvio Berlusconi tenterà un accredito europeo che sembra impossibile. E’ dai tempi della proscrizione europea del politico austriaco filonazista Jeorg Haider (e di tutto il governo del quale facevano parte i suoi ministri) che a Bruxelles non si vede un ostracismo così compatto contro un politico di un paese membro dell’Unione. Come successe nel 2000, quando l’Ue decise sanzioni formali e pesanti, che limitavano anche la possibilità di spostamento dei diplomatici, verso il governo austriaco, oggi non si trova un politico europeo che si schieri con Silvio Berlusconi e ne auspichi o semplicemente ne accetti il ritorno sulla scena politica. Esclusi tre eurodeputai dei ventiquattro del Pdl, nessun altro si è schierato con l’ex premier. Anche il capogruppo Mario Mauro l’ha invitato a chiare lettere a ripensarci. “Meglio se facesse un passo indietro”, dicono nel Partito popolare europeo.
Berlusconi però è abituato alle corse in salita, e oggi sarà lui a sfidare Angela Merkel, Joseph Daul, Jose Manuel Barroso e gli altri leader popolari europei, presentandosi al summit del Ppe che precede il Consiglio europeo di oggi e domani. Il primo a pronunciarsi contro un ritorno del cavaliere è stato, lunedì, Martin Schulz, ma lui è socialdemocratico, si dirà, ricordandop che ha una vecchia ruggine con il cavalier, che nel 2004 lo chiamò “kapò”. Poi però sono arrivati a raffica i “no” di Merkel, Barroso e di tanti altri leader popolari. L’ultimo è stato ieri pomeriggio il potente ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble: “L’Italia è un grande paese, il governo Monti è stato coronato da successo e ha fatto grandi progressi, che non abbiamo visto con il suo predecessore”, ha detto entrando all’Ecofin dedicato all’Unione bancaria. Sembra quasi che l’ex premier voglia praticare un rito catartico qui nella capitale belga, per avere un modo di “liberarsi” di una candidatura che si rende conto essere sempre più stretta, difficile e probabilmente dannosa per il centrodestra italiano.
Al fianco di Berlusconi oltre ai tre suoi deputati in Europa si schiera uno dei suoi fedelissimi della prima ora, uno dei fondatori di Forza Italia, della prima ora, Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione europea, che paragona l’europeismo del leader del Pdl a quello di Altiero Spinelli, lasciando tutti un po’ sorpresi. Chissà se lo ripeterà oggi al summit dei popolari. Per il resto nessuna solidarietà verso chi qui è visto come il killer di un governo che tutti apprezzano perché ha ridato credibilità all’Italia e stabilità all’Unione. Al vertice del Ppe l’ex premier tenterà di recuperare un consenso spiegando le sue ragioni, ma lo farà davanti a quelle stesse persone che si sentirono sollevate quando presentò le dimissioni un anno fa. La riunione è a porte chiuse, Berlusconi ripeterà quel che ha detto al capogruppo del Ppe Daul: che lui fa una campagna anti-euro perché gli porta voti, ma che in realtà è un grande europeista che lotta contro una sinistra pericolosa. Difficilmente convincerà, proprio ieri in Parlamento Daul ha ribadito il suo no al populismo e “alla politica spettacolo”. Nel pomeriggio, invece, più di un leader si incontrerà con Mario Monti, per mostrare da che parte sta l’Europa. IL primo sarà Barroso, alle 12.00. In realtà è tale l’angoscia di un possibile ritorno di Berlusconi che, tranne i deputati del Pdl, nessuno ha esplicitamente contestato il leader dei liberali al Parlamento Guy Verhofstadt che, invadendo chiaramente un campo non suo, ha invitato Daul ad “espellerlo dal Ppe: c’è uno statuto del partito (che evidentemente si è studiato, ndr) va applicato e deve essere espulso”. Cosa che invece non accadrà, soprattutto prima di un’elezione nazionale in cui, bene o male, un partito membro del Ppe è coinvolto.
Lorenzo Robustelli