Seduto sulla sua sedia in una sala del Parlamento europeo, l’ex cancelliere tedesco Helmut Schmidt, lancia bordate a destra e a manca. E lo fa fumando una quantità incredibile di sigarette, da far impallidire anche l’allenatore di calcio boemo Zdeněk Zeman. Una cosa normalmente vietatissima, ma nessuno ha il coraggio di ricordarglielo. Se non fosse per lui il Parlamento di Bruxelles come lo conosciamo neanche esisterebbe. Fu lui a contribuire alla riforma che portò all’elezione diretta degli eurodeputati nel 1979. E fu sempre lui a contribuire all’istituzionalizzazione del Consiglio Europeo e alla creazione del Sistema Monetario Europeo, l’antesignano della moneta unica.
A discutere con l’ex cancelliere un altro fondatore dell’Unione di oggi, il francese Jacques Delors, primo e unico politico a svolgere tre mandati consecutivi come Presidente della Commissione europea, dal 1985 al 1995. Sotto la sua guida vennero istituiti il mercato unico, gli accordi di Schengen sulla libertà di movimento e soprattutto il Trattato di Maastricht, che istituì l’Unione europea. Due ormai vecchi politici, che quando parlano del futuro sembrano ancora più lungimiranti degli attuali capi di Stato e di Governo. E proprio a questi ultimi lancia la prima stilettata Schmidt: “Oggi non vedo nessuno tra i leader dei Paesi membri degno di essere l’erede di Robert Schuman o Jean Monnet. Piuttosto lo sono Mario Draghi e Jean-Claude Trichet”. Due presidenti della Banca centrale europea. E al moderatore del dibattito “Believe in Europe”, organizzato dal gruppo dei Socialisti e Democratici in occasione dell’European book prize, che gli chiede in quali istituzioni di Bruxelles crede maggiormente risponde: “Quella di cui mi fido di più è la Bce, ma si trova a Francoforte. Tra quelle di Bruxelles quella che mi ispira maggiore fiducia è il Parlamento”. Un Parlamento che però giudica ancora troppo debole: “Quando lavorai per dare ai cittadini europei il diritto di voto fui naif, perché poi nessuno lo utilizzò. Oggi penso che il Parlamento dovrebbe ribellarsi ai governi dei Ventisette. Propongano un progetto di legge in Aula e lo approvino, per mettere ordine nella finanza o nelle banche (al momento il Parlamento non ha il potere di proporre leggi, ndr). Voglio proprio vedere il Consiglio come reagirebbe”.
Dall’altra parte del palchetto creato per l’occasione, Delors controbatte con calma e ironia: “Io sono un uomo delle istituzioni e quindi mi riservo l’ingrato compito di difendere la Commissione” afferma sorridendo. “Secondo me – motiva Delors – il metodo comunitario è il migliore: La Commissione propone, Parlamento e Consiglio dispongono. La Commissione, in questo senso, deve mettersi al servizio dell’Europa. Ma deve fare più”. “In Francia mi criticarono – ricorda l’ex commissario – perché mi definii più che un politico un pedagogo. Ma per me la democrazia è sinonimo di semplicità, più le cose sono semplici più le democrazia si rafforza. I governi oggi fanno il contrario e non si prendono mai le loro responsabilità, quando le cose vanno male dicono che è colpa dell’Europa”. Come se l’Europa fosse un’entità a sé.
Su una cosa i due sono d’accordo: non è con l’austerità che si uscirà dalla crisi, ma con politiche che portino alla crescita e alla creazione di posti di lavoro. “La disoccupazione è a livelli superiori agli anni della Grande Depressione, su questo si dovrebbe incentrare il dibattito sul Budget Ue, bisogna ridare un futuro ai giovani”, attacca Schmidt. “L’Europa deve assumersi la responsabilità di riformare il welfare, perché sono troppi i cittadini che ne restano esclusi, e questo non è accettabile”, gli fa eco Delors, che aggiunge: “Non abbiamo lavorato 60 anni perché l’Ue fosse solo un’area di scambio, Schuman si rivolterebbe nella tomba!”.
Ma è quando i due discutono del passato che il dibattito si accende. È come sentire parlare due libri di storia in carne ed ossa. E quando il moderatore fa una domanda sulla Gran Bretagna, i nazionalismi e lo spirito alla disgregazione, Schmidt diventa di nuovo caustico: “Sono stato favorevole all’adesione del Regno Unito nell’Ue ma se penso a Harold Wilson, Edward Heath e Margaret Thatcher (premier britannici in successione dal 1964 al 1990, ndr) capisco che anche in questo sono stato naif”. Delors risponde al suo interlocutore utilizzando ancora l’ironia. Tra le risate del pubblico il francese brandisce la sua stampella e agitandola in aria afferma: “Sai come si chiama questo in Francia? Bastone inglese. È questo che aiuta l’Europa a mantenersi”.
Dopo qualche altra battuta tra i due, Schmidt conclude la discussione, gettando la cenere dell’ultima sigaretta: “È bello che alla fine della mia carriera politica io mi trovi qui, oggi, a discutere del futuro dell’Europa, sullo steso podio con Delors”. Applauso e standing ovation della sala.