Approvato il nuovo pacchetto: in parte soldi dell’Unione, ma il resto tocca agli stati
Andor: I Governi investano di più
Gli stati membri devono investire in politiche di occupazione per i giovani, per ridurre il fenomeno dilagante della disoccupazione giovanile e rilanciare il sistema economico e produttivo. Lo ha stabilito la Commissione europea nel nuovo pacchetto per l’occupazione dei giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni approvato oggi. Bruxelles detta la linea, gli stati membri dovranno seguirla: questo l’impianto principale delle disposizioni, come spiegato dal commissario per l’Occupazione e gli Affari sociali, Laszlo Andor. “Non è la Commissione europea che deve investire, ma sono i paesi che devono investire”, e quindi elaborare strategie e, soprattutto, tirare fuori i soldi. L’Ue, comunque, mette a disposizione le risorse dei fondi strutturali (circa 10 miliardi di euro) e fondi sociali. Il fenomeno comunque va affrontato. “La disoccupazione giovanile costa 153 miliardi di euro l’anno in termini di indennità e utili perduti”, denuncia Andor.
Continuare ad avere un elevato tasso di disoccupazione giovanile (5,5 milioni di individui non trovano lavoro e 7,5 milioni non lavorano e non studiano) non è sostenibile, e allora dalla Commissione europea arriva la nuova proposta, che individua quattro aree di azione. In primo luogo l’esecutivo comunitario prevede – in una proposta di raccomandazione agli Stati membri – l’introduzione di una Garanzia per la gioventù che assicuri che tutti i giovani di età fino a 25 anni ricevano un’offerta di lavoro, di prosecuzione dell’istruzione scolastica, di apprendistato o di tirocinio di qualità elevata entro quattro mesi dal termine di un ciclo d’istruzione formale o dall’inizio di un periodo di disoccupazione. In secondo luogo si invitano i ventisette a coalizzarsi con le parti sociali per sviluppare le seguenti azioni: intervento tempestivo dei servizi di collocamento e altri partner a favore dei giovani, adozione di misure che aiutino l’inserimento nel mondo del lavoro, utilizzo “corretto e pieno” del Fondo sociale europeo e altri fondi strutturali. In terzo luogo occorrono politiche di tirocinio e apprendistato, che dovranno essere “di qualità”. Questo, precisa Andor, significa “consentire ai giovani di acquisire esperienze di lavoro di qualità in condizioni di sicurezza”. Da ultimo si punta sulla mobilità. “Sarà migliorata” la rete Eures, il programma di mobilità professionale. La Commissione Ue pensa a “programma mirati di mobilità per i giovani” e a “un’alleanza europea per l’apprendistato che migliori la qualità di quanto disponibile in questo campo”.
Perché la politica a sostegno dell’occupazione giovanile abbia successo è però fondamentale che gli stati utilizzino al meglio le risorse che decideranno di investirci e, soprattutto, le risorse che potrà garantire l’Unione europea a partire dal 2014. “L’apporto economico della Commissione dipende dall’esito delle negoziazioni in corso sul prossimo quadro finanziario pluriennale”, sottolinea Andor. Ma l’importante, ribadisce il responsabile Ue per l’Occupazione, è che gli stati agiscano, e lo facciano con decisione. “Negli ultimi quattro anni il tasso di occupazione tra i giovani si è ridotto tre volte di più di quello degli adulti. Le politiche a sostegno dei giovani, i tirocini, la formazione certamente hanno un costo economico, ma un costo dell’inazione è molto più alto”.
Renato Giannetti