Il consiglio direttivo della BCE: cherchez la femme!
Rieccomi a parlare di Europa e della mia questione preferita: come comunicare – e possibilmente usando immagini efficaci – quello che veramente interessa e importa ai cittadini europei.
Un tema apparso in questi ultimi tempi nei giornali e non solo qui a Bruxelles è quello della discriminazione delle donne nel mondo del lavoro; sia in termini di differenza retributiva tra uomini e donne, sia in termini di sotto-rappresentanza femminile nei consigli di amministrazione delle aziende. Su quest’ultimo punto, il commissario (o devo dire la commissaria?) europeo Viviane Reding – che si occupa di giustizia,diritti fondamentali e cittadinanza – ha presentato una proposta per una direttiva molto controversa: vorrebbe fissare come obiettivo una presenza del 40% del sesso sottorappresentato (mi piace che si parli di sesso sottorappresentato, meglio essere sicuri, casomai qualcuno trovasse un consiglio di amministrazione di sole donne e cominciasse a protestare!) dei ruoli non esecutivi di società quotate in borsa. La Commissione ha approvato la proposta la scorsa settimana (la proposta iniziale prevedeva sanzioni per le aziende che non avessero adempiuto, ma l’idea di rendere questo obiettivo obbligatorio è stata subito scartata). Resta da vedere se riuscirà mai a superare le possibili obbiezioni del Consiglio e del Parlamento e quale sarà il testo finale, ma comunque l’idea ha scatenato un grande dibattito, con sia uomini che donne a favore o contro la proposta. .
Ho sempre avuto qualche problema a parlare di quote (una mia amica ha detto che non le piace l’idea perché le quote di solito si applicano a prodotti tipo il latte e non agli esseri umani! Forse si potrebbe parlare di quote per quegli esseri umani che producono latte?) e certo non perché non pensi che ci dovrebbero essere più donne a capo di aziende (e francamente, non solo di quelle quotate in borsa – date uno sguardo alla fantastica ‘family photo‘ del consiglio direttivo della Banca Centrale Europea); i miei dubbi derivavano dal fatto che pensavo che imporre percentuali di donne (o anche di minoranze di vario tipo) avrebbe inevitabilmente creato del risentimento o avrebbe potuto essere addirittura controproducente e cioè dimostrare che le donne non sono brave come gli uomini, basandosi sul fatto che invevitabilmente alcuneimprese avrebbero assunto una donna non abbastanza qualificata solo sulla base del genere.
Ma poi ho cambiato idea.
Qualche tempo fa, sono andata ad una conferenza dal titolo impegnativo: ‘The State of the Union – Revitalising the European Dream – a corporate view’. Quello che più mi ha colpito – e non solo me del resto – è stata la quasi totale assenza di donne – e di giovani – tra gli speakers; la maggior parte dei manager presenti alla conferenza erano uomini che chiamerò eufemisticamente di mezza età in completo grigio.Rivitalizzare il sogno europeo? Chi vogliamo prendere in giro? I gamberetti sui tavoli del buffet sembravano più adatti allo scopo! Allora mi sono domandata: sono gli organizzatori a non aver cercato di avere una lista un po’ più equilibrata di speakers oppure ci hanno provato e non ci sono riusciti? Poi ho letto una frase di un guru del management Richard Pascale che mi ha dato il push finale: “Gli adulti agiscono per convincersi invece di convincersi ad agire”. Quindi forse è il caso di agire per convincere!
Quindi adesso il mio pensiero riguardo le quote rosa (che termine orribile!) si può riassumere così: ‘Non mi piacciono, ma funzionano!’
E a proposito di cose che funzionano, ho trovato due video prodotti dalla Commissione sulle donne e il mondo del lavoro. Ben fatti, con messaggi chiari, efficaci ed una grande attenzione per i dettagli (guardate al modo in cui la donna nel video del ‘gender pay gap’, non si scompone per quello che le fa la cassiera e si comporta come se fosse una cosa quasi normale; bellissimo). Vedete che e`possibile? Un’ulteriore prova che la comunicazione visiva può essere efficace e semplice al tempo stesso. Un po ‘come … le quote rosa.
Ecco i video: