La Commissione europea ha aperto la prima procedura di infrazione a carico del governo di Mario Monti, in particolare per responsabilità del ministro dell’Ambiente Corrado Clini. Mancando forse di tempismo, dopo una settimana in cui le alluvioni hanno investito il nostro paese, invita l’Italia a migliorare le norme per la prevenzione delle inondazioni. Come ogni mese l’esecutivo di Bruxelles ha pubblicato le procedure d’infrazione per riportare all’ordine i paesi membri e, come fin troppo spesso accade, l’Italia ha fatto incetta di richiami: sei in totale, cinque dei quali in materia ambientale. Eppure questa volta l’Italia aveva recepito la direttiva europea, ma non nel modo adeguato.
Tutti i paesi membri, secondo la legislazione, sono tenuti ad analizzare i propri bacini idrografici ed elaborare i rispettivi piani d’emergenza per prevenire eventuali alluvioni, non solo in caso di catastrofi naturali, ma anche nell’eventualità di un malfunzionamento delle infrastrutture stesse. Nella sua trasposizione della direttiva europea l’Italia, però, non ha tenuto conto della seconda possibilità. Siamo, così, pronti a gestire un’inondazione magari dovuta a uno tsunami, ma se una diga si rompe non abbiamo un piano B.
La Commissione aveva già inviato una lettera di richiamo al governo italiano, il quale nel marzo e poi nel maggio scorso aveva risposto garantendo che sarebbe corso ai ripari entro la metà del 2012. Nella lunga attesa Bruxelles ha inviato al nostro governo tecnico un “parere motivato”, il secondo passaggio nella procedura d’infrazione UE, al quale, se l’Italia non prenderà provvedimenti, seguirà un ricorso alla Corte europea di giustizia europea.
Nel pacchetto infrazioni si chiedono all’Italia anche altri provvedimenti, come chiudere e mettere a norma discariche la cui regolarizzazione ci si aspettava avvenisse entro il 2009. Ancora, l’Italia avrà solo due mesi di tempo per fornire spiegazioni sulla qualità delle proprie acque balneabili.
Sono procedure di infrazione di cui il governo italiano ha già molta esperienza e a Roma già sanno che se l’Italia non si mette in regola ci saranno conseguenze: non solo aumenterà il rischio di ulteriori inondazioni, ma anche pene pecuniarie imposte da Bruxelles.
Camilla Tagino