La nomina di Tonio Borg a commissario europeo per la Salute e i Consumatori è stata approvata dal Parlamento con 386 sì, 281 contrari e 28 astenuti. La sua candidatura era stata avanzata dal Governo maltese per sostituire il dimissionario (o dimissionato) John Dalli, finito in un’inchiesta dell’Olaf per una presunta corruzione. Ma le sue posizioni anti-abortiste e sull’omosessualità avevano creato molte perplessità tra gli eurodeputati. Proprio come successe per Rocco Buttiglione nel 2004, quando fu bocciato dall’Aula per le sue posizioni sull’omosessualità ritenuta un “peccato ma non un crimine”. Uno dei primi a complimentarsi con il nuovo collega è Antonio Tajani, vice presidente della Commissione, che twitta un allegro “Benvenuto commissario Borg!”.
L’approvazione del Parlamento a un candidato commissario non è formalmente necessaria affinché questi possa essere designato. Ma un parere negativo non avrebbe potuto essere facilmente ignorato visto che le regole obbligano il Presidente della Commissione europea a prendere “seriamente in considerazione l’esito della consultazione del Parlamento”. Ma grazie al sì dell’Aula il Presidente José Manuel Barroso può tirare un respiro di sollievo e mettere finalmente la parola fine al caso Dalli.
Il profilo politico di Borg era ben noto a tutti i deputati. Membro del partito nazionalista maltese è un forte oppositore del diritto di aborto, che è vietato nel suo Paese, e si è battuto per cercare di limitare la libera circolazione in Europa delle cittadine maltesi sospettate di voler praticare un’interruzione volontaria di gravidanza fuori dai confini dell’isola. Borg è anche un antagonista della legge sul divorzio, reso legale a Malta solo nel 2011 a seguito di una consultazione referendaria, e dei diritti delle coppie di fatto, sia omosessuali che eterosessuali. In qualità di ministro dell’Interno, carica che ha ricoperto dal 1998 al 2008, è stato l’architetto del sistema di detenzione degli immigrati irregolari. Nel 2002 è stato anche responsabile di un caso di espatrio di 230 richiedenti asilo eritrei che, secondo una denuncia di Amnesty, sono stati sottoposti a maltrattamenti nel loro paese.
La settimana scorsa Borg, era stato in audizione nella commissione parlamentare Ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare, per cercare di convincere i deputati a sostenerlo. In quell’occasione il commissario designato aveva detto che “non avrebbe abbandonato le sue opinioni personali” ma avrebbe rispettato i trattati. Non solo, si era impegnato a sostenere la proposta del Commissario Reding sulle quote rosa nei consigli di amministrazione e la lotta all’Aids con programmi di istruzione.
Il voto compatto e contrario dei liberarli dell’Alde, della Sinistra Gue e dei Verdi era sicuro e annunciato, così come era sicuro l’appoggio del Ppe e dei conservatori dell’Ecr e dei nazionalisti dell’Efd. L’ago della bilancia sono diventati quindi i Socialisti che si sono divisi al loro interno, visto che in tanti valutano positivamente le sue capacità tecniche per ricoprire l’incarico di commissario alla Salute e i Consumatori. Per convincerli allora Borg, dopo l’audizione, aveva anche scritto una lettera in cui ribadiva per iscritto di essere convinto “dell’innata dignità di tutti, indipendentemente dai loro orientamenti sessuali” e di credere per questo “che i crimini o le offese compiute sulla base di discriminazioni dovrebbero essere punite più severamente”, aggiungendo: “Ho approvato questa norma a livello nazionale, lo farò anche a livello europeo”.
Queste promesso hanno convinto la maggioranza degli eurodeputati, che hanno deciso di non rigettare la sua nomina. Il voto di alcuni di alcuni socialisti, coperti dalla segretezza della consultazione, è stato determinante visto che i “no” sono stati 281 mentre la somma dei deputati liberali, verdi, di sinistra e socialisti sarebbe 358. Poche ora prima della consultazione Hannes Swoboda, presidente del gruppo S&D, aveva dichiarato che la nomina di Borg lasciava “questioni aperte”. Evidentemente non per tutti.