Tutti conoscono la generazione del ’68, quella delle rivolte giovanili, della liberalizzazione dei costumi, dell’ammodernamento della società, delle proteste contro la guerra in Vietnam e del femminismo. Una generazione gloriosa, nel bene e nel male protagonista di grandi svolte della nostra storia. Ma come nei migliori cartoni animati, (Minivip e Supervip di Bozzetto) accanto a lei ce n’è un’altra di generazioni che in soli dieci anni si è mangiata tutto il capitale di simpatia dei sessantottini, e anche qualcosa di più. Siamo noi, la generazione del ’78, quelli che erano troppo giovani per godersi lo squasso delle rivolte del maggio famoso e quando finalmente è toccato a noi protestare siamo solo riusciti a fare un po’ di chiasso con gli indiani metropolitani del ’77. Quelli che si sono beccati greco alla maturità, appunto nel 1978. Non lo davano da dieci anni e per trentaquattro non si è più visto: anche questo deve significare qualcosa. Quelli che quando finalmente avevamo l’età per comperarci la moto, ecco che arriva l’Austerity, quelli che quando finalmente era ora dell’amore libero di cui tanto largamente avevano goduto i nostri fratelli maggiori, ecco che arriva l’AIDS. Quelli del “riflusso”, ci chiamavano. Ma noi non abbiamo mai visto il flusso. Sempre quelli che oggi, quando finalmente si poteva sperare di andare in pensione presto, invece ci andremo chissà quando. Forse ce lo meritiamo, perché siamo anche quelli che hanno rovinato l’Italia: la cricca berlusconiana è dominata da cinquantenni. Forse invece meriteremmo lo status di vittime di guerra: abbiamo subito dei traumi irreparabili e questo ci va riconosciuto. Siamo quelli degli anni di piombo, la “generazione Cesare Battisti”, metà in contumacia, metà in galera, metà in parlamento. Ma adesso viene da chiederci cosa ci riserva il futuro, che altre maledizioni ci colpiranno quando saremo anziani. Cosa saremo ancora capaci di perderci? Oltre alla prostata, s’intende: quella è già condannata. Malgrado tutto, nell’immaginario collettivo, l’anziano resta una figura positiva. Si pensa al vecchio indiano con i capelli lunghi e gli occhi stretti che fissa il tramonto con un placido sorriso. Noi invece faremo pensare a un vecchio prete pedofilo con l’Alzheimer che trema sbavando davanti a un chierichetto. Giovani di tutte le età, state alla larga dalla generazione ’78!
Diego Marani