I commenti on line: “Chiediamo il rispetto dei nostri valori e delle nostre tradizioni”
Borghezio (LN): “L’albero di Natale è simbolo europeo prima che religioso”
Una scultura metallica “elettronica” dalle forme cuboidali di 24 metri di altezza e illuminata a LED sostituisce il tradizionale albero di Natale che da anni, durante il periodo natalizio, troneggiava al centro della Grand- Place, cuore di Bruxelles.
L’iniziativa, che ha già suscitato un vespaio di polemiche, si colloca nel progetto, fortemente sostenuto dal sindaco bruxellese, Freddy Thielmans, di dare una “spolveratina al Natale di Bruxelles” modernizzandolo con 5 installazioni d’arte contemporanea che illumineranno le strade della capitale belga durante il periodo dei “Plaisirs d’Hiver”: così rinominati i mercatini di Natale. Ma la voglia di nuovo che trova il suo fulcro nell’idea del “Xmas Tree”, la scultura – un enorme Lego luminescente, forse un po’ troppo futurista per lo scenario medioevale – barocco della Gran Place nel quale si inserisce – creata dalla società francese 1024 architecture non è piaciuta a molti dei cittadini.
Sulla pagina Facebook “Sauvons le sapin de Bruxelles” che conta più di 4.000 fan, la protesta dai toni lievi è per i costi di un progetto artistico che né nella forma e né nell’intento pare essere specchio del suo tempo – una spesa di 40.000 euro, secondo alcuni, “con i tempi che corrono” non era proprio necessaria. Almeno ne viene riconosciuta la “buona causa”: si tratterà di un albero panoramico, sul quale sarà possibile salire per godere della vista sulla piazza, patrimonio Unesco, previo pagamento di un biglietto il cui ricavato andrà in parte all’associazione Samusocial per i senza tetto.
La vera sollevazione contro l’installazione è quella che ha portato più di 24.000 persone ad aderire alla petizione on line che con lo slogan “Per un vero albero di Natale sulla Grand- Place e per il rispetto dei nostri valori e tradizioni” chiede, con chiari toni islamofobici, il ripristino del vecchio albero di Natale. “Dopo aver tolto i nostri simboli religiosi dalle istituzioni comunali e dopo aver vietato di servire carne di maiale nelle mense scolastiche; dopo aver rinominato il mercatino di Natale “Piaceri d’Inverno” ecco che sopprimete l’albero di Natale sulla Grand-Place” recita la protesta.
La raccolta firme era iniziata più di una settimana fa in seguito ad una dichiarazione di Bianca Debaets, esponente locale del partito democristiano fiammingo CD&V, che poneva i motivi religiosi all’origine dell’abbandono del conifero tradizionale. Per la Debaets alla base della scelta del restyling dell’albero vi sarebbe la volontà – già manifestata nel cambiare il nome del “Marché de Noel” in “Plaisirs d’Hivers” – di sopprimere ogni riferimento al Natale in quanto festa cristiana: “Cosa dobbiamo ancora aspettarci? Che vengano bandite anche le uova di Pasqua perché si riferiscono a Pasqua?” attacca la consigliera municipale durante un’intervista a Brusselnieuws. Qualcuno osserva che l’albero elettrico non porta il significato di “rifiutare una tradizione culturale cristiana” come i firmatari della petizione sostengono,- anche perché il presepe vivente verrà egualmente allestito sulla Grand- Place .
Non si fa attendere però la reazione di Mario Borghezio , eurodeputato della Lega Nord, che, con una lettera al Presidente del Parlamento Europeo, Martin Schulz, si schiera a difesa dell’albero di Natale originale, il conifero verdeggiante, come “Simbolo Universale” europeo prima che religioso: “Quale che sia la motivazione, che probabilmente rappresenta un caso estremo di applicazione delle regole non scritte del politically correct – sostiene Borghezio – è inaccettabile che l’Europa rinunci ad un simbolo identitario che, per di più, in alcun modo può essere considerato come ispirato o indirizzato a finalità di esclusione o di emarginazione di chicchessia. L’albero di Natale è, prima di tutto, un simbolo ancestrale e sovratemporale che riproduce ‘l’asse del mondo’ e, proprio in tale ottica eminentemente sovrareligiosa, appartiene a tutta l’umanità, come ci insegna René Guénon”.
Loredana Recchia