Aristotele diceva che la guerra è come la caccia, con la differenza che qui la preda è l’uomo. Da questo spunto parte la riflessione che James Q. Whitman conduce nel suo ultimo saggio “The verdict of battle” (Harward University Press, 2012). E da qui possiamo partire anche noi per leggere con la sua chiave di lettura l’ennesimo scontro fra Israele e Hamas. Whitman sostiene che, contrariamente a quanto si pensa, nella storia dell’umanità le guerre vere e proprie, quelle condotte su un campo di battaglia, sono state poche. E’ la guerra di Aristotele ancora oggi la più comune, quella che non ha regole né lealtà, che non rispetta l’avversario perché non lo riconosce come pari. La razzia, l’imboscata, il saccheggio, lo sterminio di civili, lo stupro: questa è sempre stata la vera guerra, spesso la condizione permanente di vita per intere generazioni. Quando ci si dà battaglia, sostiene Whitman, si è già fatto un primo passo verso la pace, perché si riconosce al nemico il diritto di difendersi e soprattutto si accetta la logica del concedere la vittoria e dell’accettare sottomissione. È proprio l’impossibilità di proclamare un vincitore ad avere segnato la fine della guerra condotta sul campo di battaglia. Secondo Whitman, tutto è finito con la battaglia di Sedan, perché è qui che per la prima volta nella storia il vinto non ha accettato la sconfitta e ha continuato a combattere fuori dal campo di battaglia, per le strade, nelle città, nelle campagne, con i forconi se non con i fucili. E’ quello che vediamo nella moderna “guerra contro il terrore”, in Iraq e ancora di più in Afghanistan. E al di là di ogni considerazione politica, è così che possiamo leggere anche l’ennesima esplosione del conflitto israelo-palestinese. Israele e Hamas rifiutano di riconoscersi nemici e quindi di combattersi sul campo di battaglia per spartirsi così fra vinti e vincitori. I missili di Hamas e i bombardamenti di Israele sono la razzia moderna, la più assoluta barbarie, la caccia all’uomo di cui parlava Aristotele.
Diego Marani
Da questa settimana Diego Marani diventa un editorialista di eunews.it. Ne siamo lusingati e felici.
Marani è ferrarese, nato nel 1959, interprete di formazione, funzionario europeo, scrittore. Fra i suoi romanzi tradotti in diverse lingue, Nuova grammatica finlandese, L’ultimo dei Vostiachi e Il Cane di Dio.