Bando di Tel Aviv per costruire 1.285 nuove case a Gerusalemme est e in Cisgiordania
L’Alto Rappresentante per gli affari esteri Ue: “Gli insediamenti sono illegali”
A dispetto delle critiche internazionali il governo di Israele ha pubblicato 7 nuovi bandi di gara per la costruzione di 1.285 nuove unità abitative nelle colonie di Gerusalemme est e in Cisgiordania. Si tratta di 607 abitazioni nel quartiere di Pisgat Ze’ev, a nord-est di Gerusalemme, 606 unità nel quartiere Ramot a nord di Gerusalemme, e 72 ad Ariel, uno dei 5 più grandi insediamenti di coloni israeliani nella West Bank. Il bando è stato pubblicato proprio il giorno delle elezione americane per evitare una forte esposizione mediatica.
In passato, l’amministrazione Obama, aveva fortemente contestato l’espansione dei quartieri a Gerusalemme Est e in Cisgiordania. Secondo il quotidiano israeliano Haaretz, il primo ministro Benjamin Netanyahu avrebbe richiesto di postporre la pubblicazione delle offerte, già programmate da mesi, sperando in una vittoria di Romney e temendo che una vittoria di Obama avrebbe fatto scattare un aumento della pressione sul Governo di Tel Aviv contro i nuovi insediamenti illegali.
La risposta dell’Unione europea alla notizia non si è fatta attendere. In un comunicato stampa nel quale non si capisce perché si nasconde dietro il suo portavoce, Catherine Ashton, l’Alto Rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, afferma di esprimere “profondo rammarico per la pubblicazione di queste gare d’appalto per espandere gli insediamenti di Ramot e Pisgat Ze’ev” perché “gli insediamenti sono illegali secondo il diritto internazionale e minacciano di rendere la soluzione dei due Stati basati sui confini del 1967 impossibile” e per questo “non saranno riconosciuti dall’Ue”. Per questa ragione “l’Ue ha ripetutamente esortato il governo di Israele a porre immediatamente fine a tutte le attività di insediamento” in linea “con i suoi obblighi ai sensi della Road map”.
La Ong israelo-statunitense Peace Now-Shalom Achshav, che per prima ha denunciato il piano di espansione, ha affermato che questo bando “arriva solo pochi giorni dopo che il presidente palestinese, Mahmoud Abbas, coraggiosamente ha articolato il suo impegno inequivocabile a un soluzione negoziata al conflitto israelo-palestinese verso i due Stati, sulla base di parametri che sono ampiamente riconosciute dagli israeliani, dagli americani, e dalla comunità internazionale” mentre l’annuncio di Tel Aviv “invia un chiaro messaggio ai moderati palestinesi e al mondo intero che l’impegno retorico per la pace dell’attuale governo israeliano è vuoto”.
Alfonso Bianchi
Per saperne di più, qui c’è un pezzo sull’import europeo dalle colonie