Per il tribunale portare l’età pensionabile da 70 a 62 anni è una “discriminazione ingiustificata”
L’Ue accusava il presidente Orban di volere sostituire i vecchi magistrati con altri più fedeli
Imporre ai giudici di andare in pensione a 62 anni anziché a 70 è “una discriminazione ingiustificata”. Lo stabilisce la Corte di giustizia europea, in una sentenza sul decreto legge del governo ungherese che stabiliva il pre-pensionamento coatto per tutti i giudici del paese. L’organismo di giustizia boccia dunque l’operato di Viktor Orban, perché – si legge nella motivazione – imporre ai giudici di abbandonare il proprio posto prima del previsto “non è proporzionato rispetto all’obiettivo di una omologazione dell’età pensionabile per i dipendenti pubblici”. Non solo: il “radicale” abbassamento dell’età pensionabile per i funzionari degli organi di giustizia di otto anni “non è una misura necessaria per il raggiungimento dell’obiettivo che intende raggiungere l’Ungheria”, ossia la soglia di età pensionabile uguale per tutti i dipendenti pubblici.
Oltre alla discriminazione per l’età, la Corte di giustizia europea considera il pensionamento forzato una misura penalizzante – e quindi discriminante – anche dal punto di vista economico. Obbligare queste persone a uscire dal mercato del lavoro prima del previsto, rileva l’organismo di Lussemburgo, significa che “la pensione di queste stesse persone è pari ad almeno il 30% in meno dei loro stipendi”. Inoltre un simile pre-pensionamento “non garantisce il diritto a una assegno di pensione pieno”. La Corte di giustizia europea non ha quindi dubbi sul fatto che lo stato membro in questione ha violato le norme comunitarie. “L’Ungheria ha disatteso gli obblighi previsti dalla direttiva sulla parità di trattamento sul lavoro”.
La Corte di giustizia europea ha dato ragione alla Commissione europea, che ha sollevato il caso dopo che l’esecutivo di Viktor Orban ha concepito il decreto considerato da molti come “anti-magistratura”. In Ungheria fino al 31 dicembre 2011 a giudici, pubblici ministeri e notai era consentito di rimanere in carica fino all’età di 70 anni. Dall’1 gennaio di quest’anno, però, quanti hanno compiuto 62 anni sono stati obbligati per legge ad andare in pensione. Una mossa non gradita a Bruxelles che ritiene che sia solo un sotterfugio per liberarsi gi magistrati sgraditi a Orban e sostituirli con altri più fedeli a lui. E da oggi neppure a Lussemburgo. Soddisfatta Viviane Reding, vicepresidente della Commissione europea responsabile per la Giustizia. “Il giudizio della Corte di giustizia europea è chiaro – dice – e conferma l’analisi giuridica della Commissione: il pensionamento coatto dell’Ungheria è contrario alle leggi Ue”. Il governo di Budapest, sottolinea Reding, “adesso deve prendere tutte le misure necessarie per rispettare la legislazione comunitaria”. Deve in sostanza abbandonare il suo progetto.
R.G.