Le Piccole e medie imprese sono il 99% delle aziende Ue ma hanno difficoltà a ricevere prestiti
Darmanin (Cese): “Promuovere nuovi strumenti finanziari, ci vuole più etica”
Le Piccole e medie imprese rappresentano la principale risorsa economica dell’Ue, eppure il sostegno che ricevono dal settore bancario continua a essere insufficiente. Secondo un sondaggio della Banca centrale europea appena pubblicato, il 22% delle Pmi europee lamenta un peggioramento delle condizioni di accesso al credito. Particolarmente penalizzato il settore delle costruzioni, dove le difficoltà di accesso al credito è al 34%, mentre nell’industria questa percentuale scende al 17%. L’indagine è stata condotta dalla Bce fra il 3 settembre e l’11 di ottobre su 7.514 aziende di piccole e medie dimensioni dell’eurozona, ed è relativa al periodo aprile-settembre.
Dai dati emerge che per il 18% delle Pmi l’accesso al credito è il problema più grande, una percentuale che per quanto riguarda l’Italia sale addirittura al 25%. Secondo la Banca centrale, nel periodo in esame, il 24% delle Pmi ha chiesto un credito e a queste va aggiunto un altro 6% che, pur avendone bisogno, non lo ha fatto per timore di vedersi bocciare la richiesta. È infatti del 15% la percentuale di rifiuto del prestito, in Italia addirittura del 19%. Con la crisi economica in atto poi le condizioni per l’accesso al credito peggiorano, e non a caso ben il 47% del campione denuncia un aumento dei tassi di interesse negli ultimi sei mesi. Questa percentuale è più alta nei paesi maggiormente colpiti dalla crisi come Spagna, Grecia, Portogallo e Italia, in cui a lamentarsi per gli aumenti sono addirittura il 75% degli intervistati. La situazione insomma è veramente preoccupante, soprattutto se si pensa che nell’Unione europea sono presenti 23 milioni di Pmi che rappresentano il 99% delle aziende, ovvero il 58% della cifra d’affari dell’Ue. Queste aziende impiegano 75 milioni di lavoratori, ovvero il 70% del totale europeo.
“Al momento le Pmi sono le aziende che soffrono di più gli effetti della crisi, eppure sono il cuore e il motore dell’economia Ue” denuncia Anna Maria Darmanin, vice-presidente del Comitato economico e sociale europeo (Cese). “Uno dei loro problemi principali resta l’accesso ai prestiti – spiega Darmanin – Dobbiamo sicuramente riuscire a facilitare l’accesso ai fondi comunitari ma non possiamo dimenticare che le banche restano la prima fonte di denaro”. E perciò, secondo la vice-presidente del Cese “è su questo settore che bisogna agire promuovendo il venture capital (capitale di rischio) e i nuovi soggetti finanziari. Penso quindi al Crow funding (il finanziamento collettivo) e al participatory banking, i prestiti partecipativi, in cui gli istituti finanziari si assumono anche una parte dei rischi dell’impresa. Anche la finanza deve diventare più etica”. Tutto questo perché, secondo Darmanin, senza bisogno di scomodare le grandi teorie economiche è chiaro che “le Pmi essendo di dimensioni minori rispetto alle grandi aziende, diventano spesso come delle famiglie per i lavoratori. E a differenza dei grandi gruppi in queste aziende-famiglia si tende sempre a tenere il licenziamento come ultima e drastica opzione. Senza dubbio una ragione in più per sostenerle”.
Alfonso Bianchi