“I governi invece hanno mentito ai greci”
Difende il diritto di informazione e il dovere di cronaca Costas Vaxevanis, il giornalista greco accusato di aver infranto le norme sulla privacy con la pubblicazione sul suo periodico – Hot Doc – della lista dei 2.059 nomi di greci che da anni avrebbero presso la banca svizzera HSBC conti segreti per un valore stimato tra 1.5 e 2 miliardi di euro, tutti i soldi che non sarebbero mai stati dichiarati al fisco ellenico. Si difende, e vince per non aver commesso il fatto. Nel giorno della sua comparsa in tribunale per l’inizio, e la rapidissima fine, di un processo che è stato un fenomeno mediatico, Vaxevanis si difende attaccando, e respinge ogni accusa: non c’è stata alcuna violazione delle norme ma un più semplice dovere professionale. “Sono un giornalista e il mio lavoro è raccontare la verità agli altri”, ha detto in aula Vaxevanis, 46 anni, già ribattezzato “l’Assange greco”. “Gli ultimi tre governi – ha accusato – hanno mentito e hanno preso in giro il popolo greco con questa lista”.
Vaxevanis si riferisce al fatto che la lista da lui pubblicata risale a due anni fa. Christine Lagarde, all’epoca dei fatti ministro delle Finanze francese, consegnò i nomi dei presunti evasori al governo di Atene. Ma di quella lista nell’amministrazione ellenica se n’è persa ogni traccia. I governi che si sono succeduti l’hanno tenuta nascosta e non hanno preso provvedimenti. I governanti che ricevettero la lista da Lagarde, e anche quelli che li hanno succeduti, “erano obbligati a riferire di questa lista al Parlamento o al sistema giudiziario”, ha scandito l’imputato. Per questa inazione delle autorità greche, in un momento in cui alla gente comune si chiedono sacrifici di immani dimensioni, il giornalista di Hot Doc ha deciso di rendere nota la lista pubblicandola. Ciò gli è costato il processo per direttissima, con l’accusa di violazione della privacy. I giudici però hanno convenuto con lui, rigettanmdo la richiesta di condanna a due anni e mandandolo assolto.
Per i suoi legali si è trattato però di un processo politico. “E’ stato accusato senza motivo”, ha detto in aula Nicos Constantopoulos, avvocato del giornalista. La difesa ha sostenuto con forza che nessuna delle persone che figurano nella lista ha ancora sporto denuncia né presentato reclamo, e da qui il motivo di chiedere alla corte di ritenere infondate le accuse. Accuse che l’imputato ha invece rivolto alla classe politica ellenica. “Erano obbligati a riferire di questa lista al Parlamento o al sistema giudiziario, ma non l’hanno fatto e loro dovrebbero andare in prigione per questo”. Vaxevanis non si è lasciato intimorire, e anzi ha mostrato la sua determinazione ad andare avanti. Anche in carcere, se necessario. “Se serve andrò in prigione, e non per essere un eroe ma per mostrare l’ingiustizia che si sta consumando in Grecia”. Nel tribunale di Atene, tra i tanti giornalisti andati ad esprimere solidarietà e a far sentire il loro peso, un teste d’eccezione: Jim Boumelha, presidente della Federazione internazionale dei giornalisti. “Siamo esterrefatti per quanto sta accadendo. Sono venuto qui per testimoniare e cercare di porre fine a questa farsa”. Ci sono riusciti, per fortuna. In un paese dove l’evasione fiscale supera il 25% del Pil, si stima.
Renato Giannetti