Le istituzioni culturali italiane a Bruxelles si alleano. Federiga Bindi, direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles e Pierre Jodogne, presidente della Società Dante Alighieri Comitato di Bruxelles, hanno firmato un accordo quadro di collaborazione tra i due enti che ha l’obiettivo di rilanciare la promozione della cultura e della lingua italiana in Belgio.
Tanti i progetti in cantiere per un rinnovamento dell’offerta culturale che va di pari passo con la ristrutturazione della sede dell’Istituto, per renderlo più accogliente ed adatto alle esigenze delle diverse attività. Spazi rinnovati e più accoglienti che permettano a coloro che amano l’Italia di considerare l’Istituto come una casa, in cui non mancherà una nuova cucina da utilizzare per corsi con gli chef e per i caffè letterari perché, spiega Bindi, “in fondo la cultura italiana passa anche dal cibo”. “Metteremo i nostri spazi a disposizione della Piola Libri – aggiunge – che per i prossimi eventi potrà ‘allargarsi’ mantenendo il binomio cucina italiana – cultura” .
In base all’accordo la Società Dante Alighieri avrà la sua sede all’interno dell’Istituto e potrà usufruire della aule per il lavoro di Certificazione della Lingua italiana PLIDA (Progetto Lingua Italiana Dante Alighieri). Bindi vuol dare un respiro più ampio alla sua missione a Bruxelless e guarda già oltre le mura del palazzetto in rue de Livourne, puntando alle istituzioni europee: “stiamo lavorando per introdurre, accanto agli altri corsi di lingua già attivi, anche lezioni di lingua italiana al College d’Europe di Bruges dove studiano i futuri funzionari europei. Sarebbe il primo vero passo utile a riportare l’italiano all’interno delle istituzioni. Faremo affidamento sul prestigio del nome della Società Dante Alighieri per essere più forti contrattualmente. Sono fiduciosa sul fatto che la cosa vada in porto e abbiamo buone possibilità perché ciò accada. Certo, sarà una battaglia da pianificare per bene e sarà fondamentale l’aiuto del Ministero”. Spiega Bindi, grata al segretario della Società Dante Alighieri, Filippo Segato – del quale proponiamo qui di seguito un’ intervista – per aver favorito l’accordo.
Cosa prevede l’accordo e quali sono le finalità?
Il fine di questo accordo è naturalmente quello di stringere ulteriormente la collaborazione tra due istituzioni che lavorano ad obiettivi comuni e che si rivolgono allo stesso pubblico, ovvero quello degli italiani a Bruxelles e dei belgi interessati alla cultura italiana. Per quel che riguarda la Dante Alighieri continueremo ad occuparci dell’ampliamento di un’offerta già ricca con incontri e conferenze per lo più di tipo letterario perché molti dei nostri membri sono docenti universitari qui a Bruxelles.
Quali benefici reciproci porterà la collaborazione?
Come ha sostenuto la direttrice Bindi, alla base dell’accordo vi è un progetto sinergico: la Dante avrà la possibilità di utilizzare gli spazi dell’Istituto di Cultura per le sue attività e per la certificazione della lingua italiana, mentre quest’ultimo organizzerà eventi e progetti di comune interesse avvalendosi di un marchio, quello della Dante, di indubbio valore.
Quanto siete soddisfatti di questo accordo?
Siamo molto contenti di questa collaborazione che ci permetterà di rafforzare la presenza istituzionale italiana a Bruxelles e di creare un polo di riferimento unico per la diffusione della cultura e della lingua italiana in un contesto estremamente vivace anche se frammentato. Diversamente da ciò che avviene negli altri paesi dove vi è un’unica certificazione che attesti la conoscenza della lingua, in Italia vi sono più enti che se ne occupano. Dal momento che sia la Dante Alighieri che l’Istituto Italiano di Cultura organizzano corsi di italiano, abbiamo pensato di unirci per fornire questo prodotto in maniera più semplice e con meno complicazioni burocratiche.
Una collaborazione che offrirà ad entrambi un’occasione di “rinnovamento” su più fronti…
Si può dire di sì. Questa collaborazione ci ha offerto l’occasione di “svecchiarci” in tutti i sensi, e anche per quel che riguarda il rinnovo degli spazi. L’istituto sta lavorando, ad esempio, per favorire l’accessibilità e la fruibilità dei locali a tutti i tipi di pubblico. Noi italiani siamo sempre stati molto critici rispetto alla sede dell’Istituto di Cultura di Bruxelles che sembrava volersi aprire al pubblico a malincuore. Adesso, invece, grazie all’energia della nuova direttrice, possiamo contare su una sala per le esposizioni completamente rimessa a nuovo e una ‘garderie’ dove genitori possono lasciare i figli mentre seguono un evento.
E riguardo al pubblico?
L’immagine della Dante deve ancora liberarsi da una connotazione di associazione culturale impolverata e un po’ accademica. Siamo consapevoli che è giunta l’ora di rinnovare e di comunicare anche ad un pubblico più generico con un occhio di riguardo ai giovani. Una delle finalità dell’alleanza tra la Società Dante Alighieri e l’Istituto di Cultura è proprio quella di lavorare per riconoscere il pubblico presente a Bruxelles proponendo argomenti culturali in maniera divulgativa pur mantenendo alta la qualità.
Quali sono i progetti per l’avvenire?
Uno dei primi progetti concreti è il padiglione italiano alla Fiera del Libro di Bruxelles. L’anno scorso l’Italia è stata ospite d’onore, quest’anno il ruolo verrà ceduto alla Spagna, ma vogliamo continuare a lavorare per assicurare al pubblico la più ampia offerta possibile di libri in italiano e per rendere la Fiera del Libro un appuntamento regolare per coloro che amano leggere; un obiettivo, questo, condiviso anche dall’Ambasciata.
In che modo le istituzioni europee si inseriscono nei vostri piani?
Si sta pensando di organizzare convegni sulla promozione dell’italiano come strumento di politica estera tenendo conto del fatto che Bruxelles è sede principale delle istituzioni europee. È vero, ultimamente abbiamo perso la battaglia sui brevetti, ma credo che la tutela degli interessi degli italiani venga attuata anche attraverso la difesa della lingua perché è un’affermazione dell’Italia stessa. La direttrice Bindi, esperta di politica estera, ci può aiutare nell’ampliamento degli strumenti che possono essere messi a nostra disposizione per coinvolgere le istituzioni europee in un dibattito culturale che abbia al suo centro l’italianità.
Loredana Recchia