“(…) Non si tratta di austerity, non è un tagliare gli sprechi e far contrarre i consumi: è l’opposto.
Provo a chiarire: la politica economica che agli Stati membri si richiede di perseguire, non è di austerity, bensì di fiscal consolidation. Bisogna essere molto accorti nell’usare i termini appropriati, poiché, benché Shakespeare affermi il contrario, i nomi possiedono una carica evocativa loro propria, ed una rosa, chiamata diversamente, rischia di non profumare più allo stesso modo.
Austerity difatti non è un termine neutro. Ad esso possono ricondursi le politiche sostenute dai governi americano ed inglese nell’immediato Dopoguerra e da quello italiano durante lo shock petrolifero negli anni ’70.
A nessuno è chiesto di vivere in modo spartano, e l’Ue, proprio per far sì che ciò non accada, esorta a puntellare, assicurare, consolidare i bilanci statali mediante una revisione della spesa pubblica volta ad estirpare la gramigna degli sprechi, lasciando in tal modo crescere l’economia sana e rigogliosa (…)”.
Lo sostiene Fabrizio Spada, capo della Rappresentanza della Commissione Ue a Milano, in un suo editoriale on line dal titolo “Un rasoio per gli sprechi”. Quindi i greci, i portoghesi, gli italiani, insomma, tutti quelli che stanno vedendo dei tagli al loro tenore di vita, gli operai belgi che perdono il lavoro, se si lamentano dell’austerity sono semplicemente ignoranti, non vogliono dedicarsi ad acquisire la finezza linguistica di un funzionario europeo assunto a tempo indeterminato. Non vivono in un periodo di austerità, sono solo parte di quella “gramigna di sprechi” che blocca l’economia. E poi non conoscono il significato delle parole, il che è gravissimo, è forse il centro del problema europeo di questi anni.
Questa Europa, maestrina, bacchettona, lontana dai cittadini che ci racconta il signor Spada è proprio quella che ora non ci vuole. E che per fortuna, di solito, non c’è. Quindi concordiamo con un’altra affermazione contenuta nel pezzo: “(…) necessitiamo, oggi più che mai, di eliminare non solo ciò che è superfluo, inutile, ma anche dannoso (…)”.
P.S.: I giornalisti e i cittadini saranno ignoranti, ma lasciamo perdere Shakespeare, se non ci applichiamo a capire quello che dice.