Le industrie dell’energia continuano a fare profitti sulle rinnovabili, anche se in Europa le politiche di incentivo sono praticamente finite. E’ quanto emerge da uno studio presentato a Bruxelles dalla società di consulenza Althesys e curato da Alessandro Marangoni. Nel 2011 le 50 maggiori del settore,, che si spartiscono il 23,6% capacità di produzione, impiegando 350mila persone, il 15,4% della forza lavoro nel settore energia, hanno realizzato 572 operazioni in tutto il mondo per un totale di 63,2 gigawatt installati e 69,3 miliardi di dollari in investimenti. Nello studio si sottolinea ciò che è una grande preoccupazione per i produttori europei, “il dominio cinese nella fabbricazione dei pannelli fotovoltaici”. Il settore delle rinnovabili, ha detto Marangoni, “è sempre più internazionale, grazie alla presenza di grandi aziende che hanno aperto la strada. Lo scorso anno anche società non grandi hanno realizzato gran parte del fatturato all’estero”. Lo studio sottolinea che in Europa “il settore continua a essere redditizio per le utility, mentre i costruttori di tecnologia segnano il passo”.
Ingmar Wilhelm, vice presidente di Enel Green Power, ha ammesso che “stiamo uscendo da un periodo sostenuto dagli incentivi, che sta finendo per motivi finanziari, ma anche a causa delle dimensioni dell’industria”. Talmente bene sono andate queste politiche, che non c’è più bisogno di favorirle. Quello che l’industria chiede ora è il sostegno della politica per la concorrenza, per affrontare le aziende dei paesi emergenti, spesso ricchi di sole e di risorse rinnovabili. Piero Manzoni, Amministratore delegato di Falck Renewables, anche lui a Bruxelles, ha spiegato che per sostenere questa industria, finita l’epoca degli incentivi, “è necessario che l’Ue fissi dei target obbligatori per le rinnovabili, in un sistema davvero europeo, che stimoli le interconnessioni”, anche perché “le società medie hanno difficoltà ad accedere al credito e ciò mette a grave rischio l’esperienza acquisita”. C’è insomma un patrimonio che si è costituito negli ultimi vent’anni, che bisogna stare attenti a non disperdere,