Un “no” a più di cento provvedimenti europei e il Regno Unito si isola sempre di più. Il Segretario di Stato britannico agli affari interni Theresa May ha annunciato che il governo anglosassone è orientato a rinunciare ad oltre 130 misure legislative dell’Unione Europea in tema di ordine pubblico e criminalità.
Per farlo ricorrerebbe all’opting-out, quella clausola che permette a singoli stati membri di non partecipare a determinate politiche europee, quella clausola che nacque proprio per volere degli inglesi.Durante i negoziati per la stesura del trattato di Maastricht i lavori arrivarono ad una fase di stallo a causa delle insuperabili divisioni sulla politica sociale tra il Regno Unito e gli altri Stati membri, fin tanto che il primo ministro britannico, John Major, non suggerì la soluzione: lasciare a Londra la possibilità di derogare una parte del Trattato pur di non far saltare il tavolo. Da allora questa opzione fu utilizzata da vari paesi e nell’ambito di varie politiche, dando il via ad un’Europa a due velocità che ancora oggi preoccupa.
Adesso il governo è di nuovo pronto a fare gioco di forza con Bruxelles.
Otto sono gli esponenti dell’esecutivo che minacciano un’uscita di Londra dall’Unione Europea, come il ministro per l’educazione Michael Gove, il quale sostiene che il Regno Unito dovrebbe essere pronto a lasciare definitivamente l’Europa se questa non permetterà di rinegoziare i rapporti.
L’esecutivo liberal-conservatore cerca quindi un maggior spazio di manovra per difendere i propri interessi ed è in questo modo che lo strumento dell’opt-out si rivela fondamentale, dato che ha già permesso agli inglesi di dire “no” all’euro e “ni” a Schengen.
Tra le misure ora sotto esame c’è il mandato di arresto europeo, che, secondo alcuni parlamentari conservatori, spesso ha costretto ad arresti per reati minori e ad un conseguente inutile spreco di denaro, sino a 27 milioni di sterline l’anno. Nulla però è ancora definitivo: “le discussioni – come ha spiegato la stessa May nel suo discorso alla Camera dei Comuni – sono ancora in corso”, e i pareri discordanti. Questa opzione di esenzione è, infatti, una formula “tutto o niente”: se si abbandonano le misure comuni, si rinuncia al pacchetto per intero. Solo in seguito, e questa sembra essere la tattica che il governo anglosassone adotterà, il regolamento prevede che si possano riassumere alcune delle misure scegliendole, però, una per una.
Da Londra non arriverà alcuna richiesta ufficiale a Bruxelles sino a che il suo Parlamento non avrà raggiunto un accordo su quali misure si intendano mantenere per il futuro.
In questo marasma la May appare, quindi, intenzionata a mettere un po’ d’ordine, ma ciò che colpisce sempre di più è che ormai sembra che nessuno da Londra si faccia più scrupoli a minacciare l’Unione Europea. Se il premier David Cameron la scorsa settimana ha ventilato l’idea di porre il veto sul budget europeo 2014 – 2020 (rendendone impossibile l’approvazione, che richiede l’unanimità), domenica un suo stretto collaboratore, il ministro per l’istruzione Michael Gove ha rincarato la dose dicendo a Bruxelles: “se la UE non ci restituisce la nostra sovranità, ce ne andremo”.
Camilla Tagino