In tanti nell’Unione europea possono vantare titoli per andare ad Oslo a ricevere il premio Nobel per la Pace. Da questo punto di vista l’Unione non è preparatissima, tanto che la questione, a quanto sembra, sarà discussa al prossimo summit dei capi di Stato e di governo. Ciò dimostra che una risposta immediata, semplice e chiara non c’è. Però si discuterà e, democraticamente, si arriverà ad una soluzione, come si è sempre fatto.
Ci sono più soluzioni possibili, lo hanno ammesso ieri molti esperti comunitari, e si sceglierà in base ai Trattati e all’opportunità politica. Ricevere il Nobel non è firmare un contratto internazionale, un patto commerciale che stabilisce regole e vincoli. La consegna del Nobel è tutto sommato un atto simbolico, un gesto pubblico per dare l’opportunità di una passerella al premiante ed al premiato. Dunque può andare chiunque, non servono poteri speciali o deleghe notarili.
Il premio è stato dato all’Unione europea, che siamo noi 500 milioni di cittadini più o meno democraticamente rappresentati da un presidente del Consiglio europeo, il belga Herman van Rompuy, da un presidente della Commissione europea, il portoghese Jose Manuel Barroso, da un presidente di turno del Consiglio dei ministri Ue, il cipriota Dimitris Christofias, e dal presidente del Parlamento europeo, il tedesco Martin Schulz. I primi tre di questi possono vantare diritti legali di rappresentanza, che sono fondamentali basi della convivenza democratica, sia chiaro. Il più titolato, legalmente, è probabilmente van Rompuy. Il quarto, Schulz, non ha alcun titolo di rappresentanza legale dell’Unione, neanche a cercarlo con il lanternino. Però è colui che rappresenta l’unica istituzione eletta direttamente dai 500 milioni di cittadini europei. Ed è per questo che, credo, debba essere lui ad andare a prende quel Nobel. Perché quel premio è anche mio, anche io, come gli altri cittadini dell’Unione, ho concorso a questi anni di pace. I padri dell’Europa unita non ci sono più, per questioni anagrafiche, ma c’è il loro progetto, che era stato fatto (per ragioni economiche sì, anche, qui nessuno scende dal pero) per offrire un futuro di pace ai cittadini europei, e i cittadini europei l’hanno seguito e voluto, e dunque a loro va il premio. Quindi deve ritirarlo quello che più da vicino li rappresenta.
Lorenzo Robustelli