La confederazione europea e quella latinoamericana chiedono di bloccare il provvedimento
I diritti umani vengono prima degli affari. Con questa motivazione la Confederazione dei sindacati europei (Etuc) e quella dei sindacati latinoamericani (Csa) hanno chiesto in maniera congiunta all’Unione europea di non ratificare l’accordo di libero scambio con Colombia e Perù, paesi in cui, accusano, i diritti dei lavoratori vengono sistematicamente violati. Un argomento a cui dovrebbe essere molto sensibile l’Ue, a maggior ragione ora che ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace.
Scrivono i sindacati: “La violazione dei diritti fondamentali resta un dato di fatto per molti lavoratori colombiani. L’adozione del libero scambio tra Colombia e Stati Uniti ad esempio ha richiesto alcuni importanti cambiamenti giuridici e amministrativi, ma purtroppo non ha preteso la prova del progresso. Così la realtà sul campo per i lavoratori colombiani rimane del tutto inaccettabile”. I sindacati denunciano che in Colombia i loro dirigenti e attivisti “continuano ad essere assassinati, minacciati e intimiditi, e gli autori continuano a godere di quasi totale impunità”. Per quanto riguarda il Perù le confederazioni sottolineano come i sindacalisti “si trovino continuamente a doversi confrontare con ostacoli sia dal punto di vista legislativo, sia da quello della pratica, nel libero esercizio dei loro diritti”.
Che la situazione sia difficile lo conferma l’ultimo rapporto di Amnesty International. Per quanto riguarda la Colombia l’organizzazione nata per tutelare i diritti dell’uomo denuncia: “I paramilitari hanno continuato a commettere gravi violazioni dei diritti umani, comprese uccisioni e sparizioni forzate […] in alcuni casi con la collusione o l’acquiescenza delle forze di sicurezza. Le loro vittime sono state principalmente sindacalisti, difensori dei diritti umani e leader comunitari, così come membri o rappresentanti di popolazioni native e afroamericane e comunità di contadini”. Sul Perù invece Amnesty ricorda che i sindacalisti Pedro Condori Laurente e Antonio Quispe Tamayo sono stati tenuti per due anni e mezzo in carcere per accuse infondate. In più il rapporto denuncia che ad aprile tre manifestanti sono stati uccisi e decine di altri sono rimasti feriti nel corso di scontri con la polizia, nel contesto delle proteste contro il progetto della miniera, mentre sei nativi sono stati uccisi tra maggio e giugno durante le proteste sempre contro la creazione di una miniera, nella regione di Puno.
L’accordo di libero scambio è stato firmato lo scorso 26 giugno dal commissario al commercio, Karel De Gucht, insieme con l’ambasciatore danese Jonas Bering Liisberg in rappresentanza della Presidenza del Consiglio dell’Unione europea, dal Ministro colombiano del Commercio Sergio Díaz-Granados e dal ministro peruviano per il commercio con l’estero José Luis Silva Martinot. Una volta entrato in vigore la Commissione europea stima che permetterà di alleggerire gli esportatori dell’UE di 270 milioni di euro all’anno di dazi. Per diventare operativo, però, l’accordo ha ancora bisogno del via libera di Parlamento e Consiglio.
Alfonso Bianchi
Per saperne di più:
– Leggi la lettera scritta dalle Confederazioni sindacali all’Unione europea
– Scarica il rapporto di Amnesty International sulla Colombia
– E quello sul Perù