Il relatore La Via: “La ripresa possibile solo con investimenti europei”
La discussione in sede di conciliazione non sarà facile, ma stamattina il Parlamento europeo ha iniziato formalizzato la sua proposta per il Bilancio 2013 con l’approvazione del testo in Commissione Budget. Il prossimo 23 ottobre i 754 parlamentari europei dovranno approvarla nella seduta plenaria a Strasburgo. Parliamo di una manovra da circa 150 miliardi di euro che, riguardando l’ultimo anno del Bilancio pluriennale 2007-2013, sarà incentrata sui pagamenti degli impegni presi negli anni precedenti e pochissimo su nuovi impegni. Il budget però parte già gravato di un peso: alla fine del 2011 gli Stati membri hanno presentato 16 miliardi di euro di istanze di pagamento ma l’Ue in cassa ne aveva solo 5. Undici miliardi sono quindi stati trasferiti sul bilancio 2012 e così ora i pagamenti di una serie di fondi europei, tra cui il Fondo sociale, il programma Erasmus e il fondo per la Ricerca e Innovazione rischiano di essere bloccati perché i soldi sono finiti prima del tempo.
Il Commissario al Bilancio, Janusz Lewandowski, si è già impegnato a presentare una proposta di “bilancio correttivo molto, molto importante” il prossimo 23 ottobre. Ma alla fine sono gli Stati membri che devono materialmente sborsare questi soldi e quindi non è detto che il Consiglio approvi questa variazione. Insomma la discussione non sarà delle più facili, se si aggiunge anche che l’Aula di Bruxelles ha praticamente rigettato quasi tutte le proposte di tagli fatte dai Ventisette. “Crescita e sviluppo non si fanno con le parole ma con i fatti, il Consiglio lo deve capire” attacca Giovanni La Via (Pdl/Ppe) relatore per il Parlamento, che avrà il difficile compito di gestire questa pratica. “Mentre i bilanci nazionali coprono solo la spesa corrente quello europeo è un bilancio di investimento – spiega l’europarlamentare catanese – Questo significa che ad esempio nel campo della ricerca un euro investito dal bilancio europeo ha un ritorno di 14 euro. Per questo non possiamo permetterci di tagliare in questi campi. L’Europa e le sue politiche sono la strada da seguire per uscire dalla crisi”.
A rendere ancora più complicata la discussione c’è il fatto che il Parlamento ha deciso di continuare, anche in sede di budget, la sua battaglia contro la decisione del Consiglio di modificare le regole di Schengen mettendo il 75% del bilancio per quattro programmi relativi proprio a questo argomenti e da approvare poi in un’apposita risoluzione.
In totale il Bilancio proposto dal Parlamento prevede un aumento dell’1,9% rispetto allo scorso anno ma questo in realtà consiste in un congelamento perché copre giusto i costi legati all’inflazione. Bisogna aggiungere poi che l’ingresso della Croazia comporterà spese aggiuntive che verranno coperte con dei tagli alle spesse della grande “macchina Parlamento” di 8,5 miliardi. Per la politica regionale i deputati hanno cercato di invertire tagli proposti pari a 1,6 miliardi aggiungendo una disposizione di 16 milioni per alcuni progetti pilota di piccole dimensioni. Sono stati rigettati poi i tagli all’agricoltura e a quelle voci che i deputati ritengono vitali per rilanciare l’economia, come le misure di ricerca, l’imprenditorialità e l’occupazione, l’Erasmus Mundi e il 7 ° programma quadro di ricerca e sviluppo. In politica estera è stato votato il ripristino dei 200 milioni previsti nel progetto di bilancio della Commissione, con un’aggiunta di altri 100 milioni per la la Palestina e il processo di pace in Medio Oriente.
La conciliazione (la trattativa cioè) con il Consiglio avrà inizio il 26 ottobre, con una riunione di chiusura il 9 novembre. Se si raggiungerà un accordo sarà votato in plenaria nella sessione di novembre.
Alfonso Bianchi
La polemica su Schengen: https://www.eunews.it/schengen-il-parlamento-congela-la-cooperazione-con-il-consiglio-anzi-no-figuraccia/