Il prototipo del colpevole, la figura simbolo di un modo tutto italiano di sfuggire alle proprie responsabilità di uomo e di comandante. Forse non era così colpevole né così codardo come per mesi è stato fatto credere. Dal 13 gennaio e per nove lunghi mesi il nome di Francesco Schettino, comandante della Costa Concordia naufragata davanti all’isola del Giglio, è stato associato a quello di un uomo di mare imbelle e fellone. Adesso la perizia ordinata dal giudice del Tribunale di Grosseto, pur non scagionandolo dalle accuse, inizia a configurare l’incidente che ha causato l’affondamento della nave e la morte di 32 persone come il frutto di una serie di errori e problemi a tutti i livelli, e con diversi gradi di responsabilità.
A queste conclusioni Alessandro Gaeta, il giornalista del Tg1 autore de “Il Capitano e la Concordia” (Edizioni ANordest, 14 euro) era giunto già prima di maggio, quando il suo libro arrivò nelle librerie. Ora che anche i periti hanno accertato gli errori di rotta del timoniere e dell’ufficiale in comando di guardia, e che la nave risulta aver avuto una serie di guasti e malfunzionamenti, tutto diventa “ufficiale” trasformando il libro di Gaeta in un’agevole guida che ci accompagna alla scoperta di tanti luoghi comuni. E di una vicenda raccontata dai giornali e dalle tivù italiane in modo parziale e spesso semplicistico. Un testo che ci aiuterà a comprendere come anche il presunto eroe di quella notte, quel capitano De Falco che intimò al comandante Schettino quel “torni a bordo, cazzo!” che fece il giro del mondo, ha commesso parecchi errori.
“Il Capitano e la Concordia” sarà presentato dall’Autore e da Marco Zatterin, corrispondente de La Stampa, mercoledì 3 ottobre alle 18.27 alla Piola libri di Bruxelles (rue Franklin 66-68).