L’Italia bypassa la Commissione europea nei rapporti con la Cina e si becca la procedura d’infrazione. L’esecutivo comunitario oggi ha presentato il consueto pacchetto di infrazioni mensile, e spicca il parere motivato per l’Italia (che complessivamente se ne vede inviare due) per l’accordo bilaterale sottoscritto tra i governi di Roma e Pechino sull’esenzione degli obblighi per il visto per chi è in possesso di passaporto diplomatico. L’intesa è stata siglata dall’ultimo governo Berlusconi dall’allora ministro degli Esteri, Franco Frattini (che aveva appena terminato un’esperienza triennale di commissario europeo). L’accordo, come spiegò all’epoca lo stesso Frattini, è stato concepito per la semplificazione e l’accelerazione delle procedure di rilascio anche per altre categorie come gli imprenditori e gli studenti ma anche, in prospettiva, i turisti.
La Commissione europea ha però ricevuto dal Consiglio Ue il mandato per negoziare con la Cina proprio sulla stessa materia, ossia l’esenzione degli obblighi di visto per i possessori di passaporto diplomatico. Negoziando a nome dell’Unione europea, solo l’esecutivo comunitario ha la facoltà di stringere accordi con le autorità cinesi, e nessuno stato membro può concludere accordi bilaterali. Per questo motivo la Commissione europea ha inviato a Roma un parere motivato in cui chiede all’Italia di “intraprendere tutte le azioni necessarie per rispettare la legislazione dell’Ue e – si legge nella motivazione di Bruxelles – evitare di portare a termine il processo di ratifica di questi accordi bilaterali con la Cina”. All’Italia si concedono due mesi di tempo per poter soddisfare le richieste contenute nel parere motivato. Se in questi sessanta giorni non si riceveranno risposte soddisfacenti la Commissione Ue potrà deferire il nostro paese alla Corte di giustizia europea.
R.G.