I Beatles cambiano etichetta e salutano Abbey road, sede degli studi di incisione della Emi dove i quattro di Liverpool hanno registrato i loro album: dopo decenni da adesso in poi saranno nei negozi di musica con “Universal”. La Commissione europea ha detto “sì” alla fusione tra le due etichette discografiche, accettando – sotto condizioni – la proposta di Universal Music group per l’acquisto di Emi. Una decisione presa dopo che la stessa casa statunitense ha deciso di modificare la propria proposta di transazione per permettere di rilevare la concorrente britannica. Per detenere il controllo di Emi, Universal è pronta a disinvestire su buona parte delle etichette possedute da Emi. In particolare, Universal non manterrà Parlophone (logo di Coldplay, David Guetta, Lilly Allen, Tinie Tempah, Blur, Gorillaz, Kylie Minogue, Pink Floyd, Cliff Richard, David Bowie, Tina Turner e Duran Duran). Non solo: Universal rinuncerà a Mute (che detiene i diritti dei Ramones e dei Jethro Tull), e Chrysalis (che ha i diritti di Depeche Mode, Moby e Nick Cave & The Bad Seeds). Inoltre Universal rinuncerà a investire su “un ampio numero di realtà locali di Emi”.
Alla luce delle rinunce di Universal, la Commissione europea dà il via libera alla fusione con Emi. All’inizio si temeva che una fusione tra due delle quattro major del mercato musicale (insieme a Sony Music e Warner Music Group), riducendo a tre il numero dei colossi delle etichette discografiche potesse creare distorsioni sul mercato. Ma con la cessione di parte dei beni di Emi a terzi esclude il pericolo. Ma se Universal cedesse a una delle altre due grandi, Sony o Warner? “Spetta a Universal decidere a chi vendere, noi non possiamo imporre un acquirente”, ha spiegato il commissario Ue per la Concorrenza, Joaquin Almunia. “Possiamo però dire: questa cessione soddisfa le condizioni di mercato o no”. Bruxelles, quindi, “controllerà” che le condizioni poste da Universal siano rispettate in tutto e per tutto. Soprattutto nel mercato digitale. Una delle maggiori preoccupazioni di Almunia è legata alle licenze per la vendita di musica su piattaforme quali Apple (i-Tunes) e Spotify (i-Pod, i-Pad, i-Phone). “In questa nostra indagine abbiamo posto molta attenzione all’innovazione digitale, che sta cambiando il modo di ascoltare la musica delle persone”, ha sottolineato Almunia, spiegando che il timore è che dalla fusione Universal-Emi, “così come notificata all’inizio”, avrebbe potuto portare ad un aumento dei costi delle canzoni per queste nuove piattaforme e “licenze più onerose” per i distributori di musica (Apple e Spotify). Ma “alla luce degli impegni di Universal – ha ribadito Almunia – riteniamo che la transazione non comporti più preoccupazioni per concorrenza”. Sì quindi all’operazione, con i Beatles che finiranno nel catalogo Universal. “Non spetta a noi decidere, sono le aziende che propongono i rimedi”, ha ricordato Almunia. “Noi possiamo dire se le proposte sono sufficienti o no”, e in questo caso le soluzioni proposte sono sufficienti. Costringendo i Beatles a lasciare Abbey road.
R.G.