L’editoria rappresenta una fetta importantissima dell’industria culturale europea. Il fatturato annuo corrisponde a circa 24 miliardi di euro. Più di mezzo milione di nuovi titoli vengono pubblicati ogni anno nell’Ue, dando lavoro ad almeno 150mila persone. Anche se il settore ha subito certamente gli effetti della crisi, si intravedono segni di ripresa in questo campo che si trova adesso a fare i conti in maniera determinante con l’avvento delle nuove tecnologie. Nello specifico con l’e-book, che potrebbe cambiar il volto della letteratura.
Di questi temi hanno discusso ieri a Bruxelles chi scrive e chi pubblica libri, alla seconda edizione dei “Dialoghi autore-editore” organizzata dalla Federazione europea degli editori (http://www.fep-fee.eu/) al Parlamento europeo. A rappresentare l’Italia nel dibattito Stefano Mauri, presidente del Gruppo editoriale Mauri Spagnol, che include Longanesi, Garzanti, Guanda e Bollati Boringhieri. Con lui uno dei nuovi scrittori di punta della Longanesi, Donato Carrisi, che oltre a importanti sceneggiature ha raggiunto il successo grazie ai romanzi thriller e noir “Il suggeritore”, “Il tribunale delle anime” e l’ultimo “La donna dei fiori di carta”.
È Mauri a fare il punto sulla situazione dell’editoria in Europa: “Il mercato europeo è molto sensibile alla crisi, dove c’è crisi dei consumi è chiaro che anche la vendita dei libri diminuisce. Vorrei però chiarire che la contrapposizione tra autori di libri e nuove tecnologie non esiste”. “È vero – ha spiegato Mauri – che internet e la cultura digitale possono tagliar le gambe al settore per due motivi: la diffusione della pirateria e la creazione di monopoli. Per questo gli Stati devono disinnescare questa bomba pronta ad esplodere e favorire l’evoluzione tecnologica del mondo dell’editoria con le giuste riforme. Bisogna adeguare il diritto d’autore in maniera tale che possa confrontarsi con questa nuova situazione”.
Carrisi ha affrontato il tema del rapporto tra chi scrive e chi pubblica i libri: “Il rapporto con l’editore è fondamentale. Io come autore non posso confrontarmi con un consiglio di amministrazione ma devo farlo con delle persone come me, persone che devono essere in grado di capire che il destinatario finale del nostro lavoro comune è il pubblico e nessun altro”. E il suo di pubblico è davvero vasto, visto che i suoi libri hanno venduto circa un milione di copie in 12 Paesi diversi. “Fin dal mio primo libro ho pensato a un pubblico internazionale – ha raccontato Carrisi – Se avessi pensato di scrivere solo per l’Italia il processo creativo ne avrebbe certamente risentito. Limitare il proprio orizzonte di pubblico impedisce a uno scrittore di raggiungere il suo scopo di comunicare storie ed emozioni. Poi è chiaro che solo il lettore può decretare o meno il successo internazionale di un’opera letteraria”.
Alfonso Bianchi