Si annunciano giorni difficili per il servizio stampa della Commissione europea chiamato ancora una volta a scegliere i giornalisti da ammettere al vertice EU-Cina del 20 settembre. Come già accaduto in passato la Cina chiede condizioni che minacciano la libertà di stampa e imbarazzano la maggiore istituzione europea posta a sua difesa. Giovedì prossimo la capitale belga ospiterà il XV summit Ue-Cina, un evento che richiama l’attenzione della stampa mondiale. A Pechino lo sanno bene, e hanno subito annunciato le loro regole per gli incontri con la stampa: quindici giornalisti cinesi, altrettanti esclusivamente europei (più dieci operatori per parte) e appena due domande per ciascuno dei due gruppi di giornalisti. Il tutto a Palais d’Egmont, dove la capienza è limitata.
In Commissione europea mettono subito le mani avanti. “Non chiedete nulla sugli incontri stampa perchè ancora non è stato concordato nulla”, annuncia prima dell’inizio del consueto briefing di mezzogiorno Olivier Bailly, portavoce dell’esecutivo comunitario. La Commissione, schiacciata dalla pressioni cinesi, che non vogliono dissidenti a fare domande, sta dunque negoziando le regole per gli incontri con la stampa.
“Il servizio stampa della Commissione e l’Associazione internazionale della stampa stanno discutendo della cosa”, fa sapere Lorenzo Consoli, del board dell’Api. “I cinesi chiedono che l’Ue selezioni solo giornalisti europei, così da non far partecipare quelli della diaspora”. Una richiesta inammissibile per l’Api. “L’Api – ricorda Consoli – rappresenta la stampa internazionale, non i giornalisti europei”.
Tra Bruxelles e Pechino è in corso un vero e proprio braccio di ferro: Pechino pone l’”out-out” e minaccia di far saltare la conferenza stampa, la Commissione Ue è alla ricerca di un compromesso che le eviti di perdere la faccia. Una proposta sembra essere l’ammissione al punto stampa post summit ai soli giornalisti delle agenzie, perchè in nessuna di esse lavorano dissidenti cinesi. Ad ogni modo l’Api fa sapere che informerà sull’esito del summit, a cui parteciperà, tra gli altri, anche il primo ministro cinese, Wen Jiabao.
L’Ue rischia di rivivere quanto già accaduto nel 2010, quando i cinesi chiesero di non far partecipare i dissidenti alla conferenza stampa per motivi di sicurezza. Allora la security alla fine stabilì che non c’erano rischi e lasciò entrare i giornalisti cinesi dissidenti, e la Cina annullò la conferenza stampa. Oggi la storia si ripete.
Renato Giannetti