Indietro non si torna. La crisi questa Unione europea la sta mettendo a dura prova, ma non può metterla in discussione. Per questo, oggi più che mai, bisogna credere nel progetto europeo e rilanciarlo per arrivare il prima possibile a “una federazione di stati-nazione”. José Manuel Barroso ha aspettato il discorso sullo stato dell’Unione per parlare della “necessaria” unione politica di un’Ue che, a suo giudizio, guarda troppo all’integrazione delle banche e troppo poco a quella dei paesi. “A volte ho la sensazione che si sprechi troppo tempo a criticare le piccole cose e non si lavori al futuro dell’Europa”. Proprio da qui Barroso ha fatto cominciare il suo ragionamento, da questa scarsa attenzione a componenti fondamentali per l’unione economica e monetaria. “Per avere un’unione monetaria serve un’unione politica”, ha scandito alla platea del Parlamento europeo, riunito a Strasburgo per i lavori della sessione plenaria. “La globalizzazione richiede più Europa”, e questo richiede “più integrazione”.
Ecco allora la formula di Barroso per l’Europa che dovrà essere. “Più Europa vuol dire più integrazione, più integrazione significa più democrazia, la democrazia europea”. Ciò non deve sorprendere: “La credibilità dell’euro dipende dalla credibilità delle nostre istituzioni”, ma in questo momento agli occhi di molti, troppi, non appaiono credibili, per cui “non bisogna avere dubbi sull’irreversibilità dell’euro e sulla stabilità dell’Unione europea”. Adesso, e più ancora per il futuro, “serve un vero sentimento di solidarietà tra paesi”, punto di partenza e imprescindibile per arrivare a “una federazione di stati”. Barroso la ha evocata pubblicamente, ma solo alla fine del suo discorso, perché si tratta di un punto di arrivo. “E’ il nostro nostro orizzonte politico, ciò per cui dovremo lavorare da oggi e per i prossimi anni”.
La Commissione europea intende lavorarci già da subito. “Entro dicembre presenteremo il libro blu” per le modifiche dell’assetto istituzionale dell’Ue. Barroso ne ha già anticipata una: l’elezione diretta del presidente dell’esecutivo comunitario. I partiti politici europei, ha detto, dovrebbero presentare un candidato da eleggere direttamente alla presidenza della Commissione europea già nelle prossime elezioni europee del 2014, “e questo senza cambiare i trattati”. Dopo la riforma bancaria è tempo di riforma politica. Non sarà facile e Barroso lo sa. Permangono resistenze e scetticismi, e proprio tutto questo ha cercato di spazzar via, parlando direttamente a chi a questo progetto crede meno di altri. “Molti diranno che la federazione di stati è un processo ambizioso, ma io non sono qui a chiedere un super-stato”. Un’Unione europea che sia il frutto di una federazione “non è contro gli stati, ma a favore degli stati”, ha tenuto a sottolineare. “Alcuni sostengono che la democrazia non può essere trans-nazionale, ma solo nazionale. Chi lo dice – ha ammonito Barroso – non ha capito che siamo nel XXI secolo, e nel XXI secolo serve un sistema trans-nazionale”.
Renato Giannetti ©Eunews.it