Ogni sessione costa 15 milioni e produce 1.600 tonnellate di CO2
Bruxelles-Strasbrugo, Strasburgo-Bruxelles. Questa la rotta dei deputati europei che, per obbligo imposto dai Trattati, devono fare avanti e indietro tra la sede francese e la sede belga del Parlamento europeo. Un continuo spostamento di persone e documenti, per i quali vengono mobilitati camion, auto, treni e aerei. Un trasloco di dimensioni uniche, eccezionali soprattutto in termini di denaro: un solo trasferimento costa oltre 15 milioni euro, il costo di un buon salario per 500 persone, ad esempio. A a fine anno, per tutti i viaggi Bruxelles-Strasburgo andata e ritorno, per il contribuente europeo il conto è salato: duecento milioni di euro. Buttati. La vicenda non è nuova, si trascina da anni, ma in tempi di crisi e in regime di austerithy la questione fa a gridare allo scandalo e induce a sollevare il tema. Lo ha fatto Ian Hudghton, presidente del partito nazionale scozzese e deputato europeo dei Verdi-Ale, secondo il quale tutto ciò “è una follia”. Hudghton non ha dubbi: “Lo spostamento mensile del Parlamento europeo a Strasburgo è un enorme spreco di tempo e soldi”, oggi più che mai. “Con milioni di persone in tutta Europa affetti dalla crisi, questa follia mensile non può essere più giustificata”.
Da qui la proposta di rivedere i trattati sul funzionamento dell’Ue, che prevedono che il Parlamento europeo si debba riunire a Strasburgo almeno dodici volte l’anno, praticamente una al mese. I deputi europei, Hudghton in testa, il 9 marzo 2011 hanno adottato due atti con cui hanno modificato i calendari dei lavori del Parlamento Ue per il 2012 e il 2013, cancellando una sessione plenaria a ottobre di ognuno dei due anni. “E’ calcolato che la cancellazione solo di un viaggio comporterebbe un risparmio di circa 15.000.000 di euro e l’immissione in atmosfera di 1.600 tonnellate di anidride carbonica”, ha sottolineato Hudghton. Insomma, un affare per le tasche e per l’ambiente. Ma non per la Francia, che ha portato la vicenda all’attenzione della Corte di giustizia europea, che ha riconosciuto la fondatezza delle ragioni della Francia, sottolineando che i calendari non possono essere modificati artificiosamente. “Mi auguro che la Corte di giustizia – ha commentato il deputato dei Verdi – nell’emettere la sentenza abbia considerato i Trattati nell’interesse dei cittadini piuttosto che negli interessi economici e negli interessi dei governi europei”.
Renato Giannetti