A sentire le alte cariche dell’Unione europea il rischio è davvero grande: l’Europa è sempre più vicina a esplodere. La crisi sta creando squilibri economici, ma soprattutto sociali. Sullo sfondo si affacciano i peggiori scenari, e i presidenti di Commissione e Parlamento europeo – in occasione della conferenza Jobs 4 Europe’ – non ne fanno mistero. “In alcuni paesi dell’Ue c’è un emergenza sociale”, denuncia Barroso. Colpa di questa crisi e della disoccupazione che porta con sé. I dati, del resto parlano chiaro: in Grecia e Spagna, ricorda Barroso, oltre il 50% dei giovani è disoccupato, in tutta Europa 10 milioni di persone sono senza lavoro da oltre un anno, i redditi di due famiglie su tre sono scesi e 4,5 milioni di europei vivono sotto la soglia di povertà. E aumenta vertiginosamente il numero degli europei che a quella stessa soglia di povertà si avvicinano: la Commissione Ue ne stima 116 milioni a fine 2011.
Per cercare un rimedio si è deciso di riunire tecnici ed esperti per mettere a punto strategie che possano allontanare l’Europa da un baratro. Ne va della sopravvivenza dell’Europa e del suo progetto comunitario. “Per la prima volta in cinquant’anni i cittadini europei guardano il futuro con incertezza piuttosto che con aspettative”, denuncia Barroso. Ciò, unito ai numeri di questa crisi, dimostra che l’Europa “è di fronte a delle sfide importanti”, perché la cattiva congiuntura economica “colpisce tutta la società”. Questa crisi, ricorda Barroso, “non è solo economica e finanziaria, ma anche di fiducia nella nostra credibilità e nei nostri valori”. Il rischio è dunque che l’Europa, se non si inverte presto la rotta, possa implodere. Lo dice senza giri di parole Martin Schulz, presidente del Parlamento europeo: “Se non ci sarà più fiducia nell’Europa le basi per la pace sociale andranno perse”. Nessun procurato allarme, al contrario un rischio reale. “La situazione è drammatica”, rileva un preoccupato Schulz. “Un tasso di disoccupazione giovanile così elevato minaccia la nostra struttura sociale, e tanta disoccupazione genera frustrazione e rabbia, e tensioni sociali”.
In gioco c’è tanto, forse tutto, e bisogna scongiurare gli scenari peggiori. A partire dall’opinione pubblica, che va rassicurata. I leader Ue, dopo i toni di allarme, lanciano quindi messaggi di speranza. Barroso assicura che si proseguirà nella lotta alla disoccupazione, di “fondamentale” importanza, ma “senza cambiare i nostri valori sociali”. Il presidente della Commissione europea promette tutto il suo impegno. “Non voglio che i diritti sociali vengano messi in discussione, soprattutto per chi ne ha più bisogno”. Neppure Herman Van Rompuy nasconde la propria preoccupazione, ma al tempo stesso ostenta ottimismo. “La situazione è difficile e resta ancora molto da fare”, scandisce il presidente del Consiglio europeo. “Ma è bene ricordare che l’Unione europea non è un ostacolo all’occupazione, al contrario è un’opportunità”. Per questo, oggi più che mai, “bisogna stringersi attorno all’Europa”. E torna a chiedere quel progetto Erasmus per l’occupazione, già lanciato nei mesi scorsi. “Dobbiamo fare per i disoccupati la stessa cosa che Erasmus ha fatto per gli studenti”. Aggregare per non disgregare, perchè il rischio potrebbe essere davvero dietro l’angolo.
Renato Giannetti